Negli USA è in corso il più grande sciopero auto della storia: fermi Stellantis, GM e Ford

Negli USA è in corso il più grande sciopero auto della storia: fermi Stellantis, GM e Ford
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Circa 13.000 lavoratori stanno scioperando nel settore automobilistico americano e hanno interrotto il loro lavoro in tre fabbriche selezionate, dopo che i loro leader sindacali non sono riusciti a raggiungere un accordo con le case automobilistiche di Detroit (l'IA ci ruberà il lavoro? Abbiamo fatto un piccolo approfondimento).

Il sindacato United Auto Workers ha cercato di ottenere significativi aumenti salariali e miglioramenti nei benefici per i lavoratori di General Motors, Ford e Stellantis. L'obiettivo è recuperare le concessioni che i lavoratori avevano fatto anni fa, quando le aziende stavano affrontando difficoltà finanziarie.

Il sindacato chiede un aumento del 36% della retribuzione generale nell’arco di quattro anni: un operaio di uno stabilimento di assemblaggio di grandi dimensioni ora guadagna circa 32 dollari l’ora. Inoltre, le richieste sono di una settimana lavorativa di 32 ore con 40 ore di retribuzione, il ripristino delle tradizionali pensioni e un ritorno degli aumenti salariali legati al costo della vita, tra gli altri benefici.

Le trattative tra le parti sono ancora in corso. General Motors ha aumentato la sua offerta portandola a un aumento salariale del 20% nell'arco di quattro anni, di cui il 10% nel primo anno. Ford ha anch'essa offerto un 20% e Stellantis un 17.5%. L'amministratore delegato della General Motors, Mary Barra, ha dichiarato che stanno lavorando con urgenza per raggiungere un accordo.

Il presidente della UAW, Shawn Fain, ha respinto queste proposte ritenendole insufficienti a proteggere i lavoratori dall'inflazione e a ricompensarli adeguatamente per il loro contributo alla redditività delle case automobilistiche di Detroit.

Breve parentesi tecnica: l'inflazione negli Stati Uniti sta scendendo, il concetto di inflazione dei prezzi è legato alle aspettative del costo della vita. Se la richiesta delle associazioni di categoria verte su aumenti salariali che tengono conto di un costo della vita in aumento più del previsto, l'effetto si ripercuote sull'inflazione stessa creando quella che viene definita: "spirale inflattiva". Questi sono i motivi che spingono principalmente le grandi aziende (e gli stati) ad andarci piano per il momento. Chiariamo che qui stiamo parlando del mercato americano, dove appunto siamo in una fase di disinflazione (da non confondere con la deflazione) e che differisce drasticamente in molti aspetti dal mercato italiano.

I sindacati non sono ancora soddisfatti in quanto ritengono l'offerta insufficiente. Le conseguenze di uno sciopero prolungato potrebbero ricadere sul mercato attraverso delle forniture limitate, il ricorso dei consumatori verso quei marchi non sindacalizzati (come ad esempio i brand cinesi o la stessa Tesla), una carenza ulteriore dei chip e una riduzione dell'offerta che avrebbe conseguenze molto gravi sui prezzi finali dei veicoli.

In Italia il problema dei salari è senza dubbio una questione molto urgente, basti pensare che per acquistare un'auto un lavoratore medio italiano dovrebbe risparmiare per ben 14 anni (contro i 5 della Svizzera ad esempio).