Cinque auto flop degli anni '90: c'è anche un'Alfa Romeo

Cinque auto flop degli anni '90: c'è anche un'Alfa Romeo
di

La storia dell’automobilismo è ricca di vetture che sono diventate vere e proprie pietre miliari del settore, tra le quali ci sono delle auto estremamente rare dai prezzi stellari, ma ovviamente non tutte le ciambelle riescono col buco, e tanti modelli non hanno ottenuto il successo sperato: scopriamo dunque cinque auto “flop” degli anni ’90.

Nel decennio che va dal 1990 al 2000 ci sono state tante auto che non hanno raggiunto la gloria sperata, ma in questo contesto ci limitiamo a proporvi cinque casi che hanno lasciato il segno, elencati in ordine cronologico.

Partiamo dunque dall’Audi S2 Quattro del 1991, costruita con l’idea di sostituire la precedente e squadrata Quattro 20V. La S2 ha portato con sé forme più tondeggianti e al passo con i tempi, assieme a prestazioni degne di nota grazie al suo motore da 2.3 litri a 5 cilindri che offriva 220 CV per uno 0-100 km/h in 5,7 secondi, ma ciò nonostante non fece breccia nel cuore degli appassionati, e ne vennero costruite soltanto 7370, un numero ben distante dalle 12.300 unità preventivate.

La Jaguar XJ220 del 1992 è l’unica supercar di questa selezione ed è diventata un flop per via della sua storia travagliata: l’auto doveva debuttare con un motore V12, ma durante lo sviluppo le cose sono cambiate e al suo posto è comparso un motore V6 turbo. Molti clienti che avevano già ordinato l’auto si sono ritirati, mentre altri hanno rinunciato comunque all’acquisto a causa del periodo di recessione. Morale della favola: soltanto 274 vetture costruite, grazie anche ad un taglio netto del prezzo d’acquisto operato dalla casa per incentivare le vendite (scoprite le tre Jaguar più belle di sempre secondo il designer Frank Stephenson).

Facciamo dunque un balzo al 1996 per scoprire il flop tutto italiano che porta il nome di Alfa Romeo 166. La berlina del biscione proponeva un look affasciante e motori prestanti, ma le dicerie sull’affidabilità delle vetture del marchio, e i dubbi sulla qualità e sul valore nel tempo dei suoi modelli hanno fatto sì che l’auto non decollasse nemmeno nel nostro paese. I clienti puntavano quindi alle tedesche, e i dati di vendita lo confermano: la 166 ha venduto soltanto 100.000 esemplari, contro 1,5 milioni di BMW Serie 5.

Nello stesso anno, in Francia, la stessa sorte toccava alla Renault Sport Spider, una sportiva esclusivamente a cielo aperto che puntava tutto sulla leggerezza e sull’essenzialità, ma purtroppo si è ritrovata stretta nella morsa composta da Lotus Elise e Porsche Boxster, con la prima che è diventata in breve tempo il benchmark del segmento, e la seconda che garantiva stile e lusso superiori alla formula francese. Per di più la Sport Spider adottava un motore di derivazione Clio Williams che non offriva prestazioni degne di nota: tutto questo portò alla costruzione di sole 1800 unità della spider Renault.

Infine, abbiamo la Plymouth Prowler del 1997, una roadster nata dall’esigenza di concretizzare il sogno di un capo d’azienda, che voleva creare una sorta di hot road stradale con influenze provenienti dalla VW Beetle e dalla MINI. Inoltre, voleva essere una soluzione economica per coloro i quali non potevano permettersi una Dodge Viper, ma il suo più grande limite risiedeva proprio sotto al cofano, dove riposava un V6 3.5 litri che non offriva certo una colonna sonora degna della vipera più famosa del pianeta. Alla fine ne vennero costruite 11702 in cinque anni, ovvero fino al 2001, quando il marchio venne poi dismesso.

Il Mondo delle AutoIl Mondo delle AutoIl Mondo delle AutoIl Mondo delle AutoIl Mondo delle Auto