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Sulla carta, un'auto elettrica non produce emissioni durante il suo utilizzo, i problemi possono però arrivare quando si guarda alla produzione, alla ricerca dei materiali, alla ricarica delle batterie, che rappresentano l'elemento più controverso. Come faremo a inquinare meno producendo milioni di batterie negli anni a venire?
Se seguite le nostre pagine certamente già saprete che per produrre una batteria per auto elettrica ci vogliono dei metalli ben precisi, pensiamo soprattutto al cobalto e al litio, che fino all'arrivo di una nuova tecnologia dovranno essere estratti dai Paesi che ne sono pieni. L'estrazione, così come l'assemblaggio di una vettura in fabbrica, può generare tonnellate di emissioni nel caso in cui non si utilizzino fonti rinnovabili per i macchinari, il trasporto e quant'altro, una quantità di CO2 che rischia di rendere vano l'utilizzo finale delle auto elettriche.
Gli scienziati stanno dunque lavorando per cercare una soluzione a questo problema e limitare le emissioni di CO2 lungo tutto il percorso produttivo di una BEV (auto elettrica a batteria), prevedendo un calo del 50% entro il 2030. Bisognerà però lavorare soprattutto in Congo, là dove nel 2018 arrivava il 68% del cobalto mondiale, in Australia e Cile (nella cover, il litio proveniente proprio dal Cile), dove invece si estrapola maggiormente il litio. Le stime indicano in ogni caso che lungo tutto il suo arco vitale una BEV sia in grado di ridurre approssimativamente del 50% le emissioni rispetto a un'auto termica. Nelle zone in cui si fa largo uso di combustibili fossili si parla di un 25-28%, mentre là dove si usano già le fonti rinnovabili si arriva al 72-85%.
Inoltre sarà fondamentale riciclare le batterie o riutilizzarle alla fine della loro vita all'interno di un'auto. È una sfida che l'industria può sicuramente vincere con il giusto impegno.
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