Russia svende petrolio alla Shell: l'azienda devolverà i profitti ai rifugiati ucraini

Russia svende petrolio alla Shell: l'azienda devolverà i profitti ai rifugiati ucraini
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L'attuale conflitto in Ucraina, voluto in maniera unilaterale dalla Russia, si sta dimostrando una guerra economica ancor più che militare. Vessato dalle sanzioni del mondo occidentale, il Paese di Vladimir Putin sta vendendo a saldo il proprio petrolio alla Shell, che dopo le polemiche ha preso una decisione importante.

In questi giorni complicati i russi stanno cercando di vendere a buon mercato il loro petrolio Ural, una varietà considerata "pesante" e difficile da lavorare, il cui valore è crollato miseramente. Ha provato ad approfittare della situazione la famosa compagnia petrolifera Shell, acquistando questo petrolio a prezzi irrisori rispetto alle classiche quotazioni di mercato.

Una mossa che non è piaciuta al mondo occidentale e all'Ucraina, con il Ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba che ha pubblicato un tweet al vetriolo: "Non sentite l'odore del sangue ucraino nel petrolio russo?", accusando implicitamente la Shell di fare affari sui morti ucraini.

Kuleba ha continuato invitando le multinazionali a chiudere i rapporti commerciali con la Russia, del resto l'economica in questo momento può essere un'arma addirittura più forte e potente dei carri armati. La Shell ha riconosciuto il suo momento di debolezza e ha subito corretto il tiro: la società devolverà i profitti dovuti al recente acquisto di petrolio russo a un fondo a sostegno dei rifugiati ucraini.

Nel frattempo nel nostro Paese i prezzi dei carburanti continuano a salire, con la benzina che supera in più zone i 2 euro al litro.