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La guerra in Ucraina incide sugli approvvigionamenti di Porsche e BMW
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La crisi dei chip a seguito del biennio di pandemia è già un grossissimo problema, ma lo scoppio del conflitto tra Ucraina e Russia porterà ulteriori pensieri alle casa costruttrici europee, dato che molti dei fornitori più importanti esportavano i propri prodotti proprio dall’Ucraina.
In particolare, sembra che il problema adesso sia l’approvvigionamento dei supporti per i cablaggi delle vetture. Secondo Reuters, aziende come Leoni, Fujikura e Nexans non riescono a garantire il rifornimento alle case, per questo Volkswagen e Porsche, ad esempio, hanno dovuto interrompere la produzione in alcuni stabilimenti. Un problema che a breve colpirà anche BMW, che attualmente sta cercando di trovare una soluzione assieme ai suoi distributori.
I supporti ai cablaggi sono elementi tanto semplici quanto necessari alla produzione di una vettura, dal momento che servono a tenere in ordine una media di 5 km di cavi che compongono il cablaggio di un intera vettura.
Ma il problema interessa anche fornitori tedeschi come Forschner, kromber & Schubert, Prettl, SEBN, e la giapponese Yazaki, visto che tutte le aziende citate avevano alcuni stabilimenti siti in Ucraina perché il costo della manodopera è più conveniente, nonostante la qualità dell’operato sia di alto livello.
Proseguendo su quanto riportato da Reuters, uno studio effettuato nel 2020 da Comtrade data by AlixPartners, la sola Ucraina fornirebbe questi supporti per il 7% di tutto il territorio europeo. Questa fornitura viene (o veniva, data la situazione) garantita da 38 stabilimenti, costruiti negli anni grazie ad un investimento totale di oltre 600 milioni di dollari da parte di 22 case automobilistiche, che in questo modo hanno dato il lavoro a più di 60,000 ucraini.
Questo è quindi un ulteriore effetto causato dal drammatico conflitto, ma come sappiamo il mondo dell’auto ha già preso le distanze da ciò che sta succedendo, con Volvo che è stata la prima casa a interrompere le vendite delle sue auto in territorio russo.
FONTE: Reuters
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