Ferrari non ha mai pensato di chiamare 'Dino' la sua 296 GTB

Ferrari non ha mai pensato di chiamare 'Dino' la sua 296 GTB
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Alcuni giorni fa Ferrari ha presentato in pompa magna la sua magnifica 296 GTB: un bolide che, nonostante monti "soltanto" un V6 ibrido, riesce a mandare sull'asfalto una potenza da record in rapporto alle dimensioni del motore.

Prima che il brand di Maranello ne rivelasse la nomenclatura, in molti erano pronti a scommettere che il modello dovesse chiamarsi "Dino", in onore dell'iconica vettura che il Cavallino Rampante lanciò sul mercato negli anni '60.

In effetti la 296 GTB richiama la Dino con non poche soluzioni estetiche, ma il Chief Marketing Officer di Ferrari, Enrico Galliera, ha spiegato il suo punto di vista ai ragazzi di Autocar dicendo che la Dino non è stata semplicemente una Ferrari con il V6. L'idea che stava alla base della vettura era quella di portare nuovi clienti nell'aria di influenza del marchio e di entrare in un nuovo segmento. Galliera quindi ha ribadito che all'epoca si scese a compromessi circa le dimensioni, le performance e il prezzo del veicolo: in un certo senso la Dino non era interamente paragonabile agli altri modelli della gamma di allora.

La 296 GTB invece è una Ferrari dalla punta del muso al termine della coda, dalla carrozzeria a quello che vi si nasconde sotto. Se guardiamo alle prestazioni il compromesso non esiste, poiché il V6 ibrido da 3,0 litri mette in campo un output complessivo di 830 cavalli, utili a renderla persino più veloce della rapidissima Ferrari F8 Tributo. Oltretutto non stiamo parlando affatto di un atipico peso piuma, poiché la sua massa supera i 1.450 chilogrammi a secco.

Nel caso in cui voleste approfondire alcuni dettagli tecnici vi consigliamo di recarvi alla notizia sulla presentazione ufficiale, ma per chiudere ci teniamo a riportare l'opinione del noto designer Frank Stephenson sulle forme del nuovo bolide di Maranello.