In UK addio ai combustibili fossili grazie a vento e nucleare: e in Italia?

Boris Johnson vuole liberarsi dei combustibili fossili entro il 2030 grazie al vento e al nucleare: siamo pronti per seguire la medesima rotta?

In UK addio ai combustibili fossili grazie a vento e nucleare: e in Italia?
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Il mondo che conosciamo oggi è chiamato a vincere una nuova sfida che richiederà molto denaro e tantissima energia, da qui ad almeno il 2050, per completare gli step preliminari di quella che sarà la rivoluzione totale: la Carbon Neutrality assoluta, la completa indipendenza dai combustibili fossili. Già ora, grazie ai numerosi incentivi messi in campo dai vari governi europei, i singoli cittadini hanno iniziato ad acquistare auto elettriche e pannelli solari, il cambiamento però dovrà essere molto più radicale, saranno necessari interventi strutturali che solo i governanti potranno autorizzare nel pieno delle loro facoltà.
Bisognerà infatti rendere pulita l'energia elettrica utile ad alimentare case, fabbriche e automobili, solo in questo modo potremo davvero fare a meno di gas naturale e altri combustibili fossili come il carbone. È ciò che ha compreso a fondo Boris Johnson, il Premier inglese, prossimo ad annunciare un passo storico per il Regno Unito. Secondo un'indiscrezione fondata del Times, il Primo Ministro britannico sarebbe prossimo ad annunciare un enorme piano per rendere il Regno Unito uno dei primi Paesi in assoluto a utilizzare solo energia pulita entro i suoi confini: già dal 2030. Sempre dal 2030 in UK non si potranno vendere più auto a benzina e diesel, inoltre ogni nuova abitazione o ufficio dovrà avere almeno una colonnina di ricarica ogni cinque posti auto disponibili. Il Regno Unito sembra dunque aver preso di petto la questione, la parola "nucleare" però spaventa ancora troppe persone nel vecchio continente.

Un futuro nucleare

Sempre secondo le voci di corridoio captate dal Times, Boris Johnson avrebbe intenzione di ottenere questo onorevole risultato utilizzando due fonti energetiche principali: il vento e il nucleare.

L'annuncio ufficiale arriverà all'annuale Conservative Party di Manchester e di sicuro genererà un acceso dibattito, sappiamo però che il Premier vuole quadruplicare gli impianti per la produzione di energia eolica attualmente esistenti nel giro di pochi anni e - come anticipato poco fa - aumentare la produzione energetica proveniente dal nucleare. Pur non essendo un Paese di dimensioni enormi, se confrontato ad altre nazioni europee oppure agli Stati Uniti e al Canada, il Regno Unito ha all'attivo 9 centrali elettronucelari, dotate di 19 reattori operativi e 8 dismessi. Boris Johnson non ha dunque il complicato compito di portare per la prima volta il nucleare nel Paese (cosa che prima o poi toccherà a qualche governante in Italia...) ma di espandere la rete già attiva, anche se i dubbi non mancano (al di fuori dei confini nazionali). Poiché la questione potrebbe presto riguardarci da vicino, con il dibattito nucleare che potrebbe espandersi anche nel nostro stivale, proviamo a capire quanto possa essere pulito e sostenibile il nucleare. Se possa dunque essere una valida alternativa ai combustibili fossili.

È giusto avere paura del nucleare?

Quando si parla di energia pulita, solitamente si pensa al sole e al vento, negli Stati Uniti invece anche il nucleare viene considerato "pulito" e un documento del Dipartimento dell'Energia americano sostiene la tesi attraverso tre punti chiave. Il primo riguarda la qualità dell'aria, punto nodale della questione inquinamento. Le centrali nucleari si possono considerare a zero emissioni, poiché non producono CO2. L'energia viene generata attraverso la fissione, quel processo che scinde gli atomi di uranio per produrre energia. Il calore generato da tale fissione viene utilizzato per creare vapore e dunque far girare le turbine per la produzione di energia.

Secondo i dati del Nuclear Energy Institute (NEI), solo nel 2019 gli Stati Uniti hanno evitato 476 milioni di tonnellate di CO2 grazie all'utilizzo del nucleare, il che equivale a rimuovere dalla strada 100 milioni di auto tradizionali. Il secondo punto chiave del documento riguarda l'occupazione del suolo: come sappiamo gli impianti eolici o solari richiedono moltissimo spazio per produrre energia in grande quantità, al nucleare invece basta 1 miglio quadrato (2,59 km quadrati) per produrre 1.000 megawatt di energia.

L'eolico richiede una superficie maggiore di 360 volte a parità di energia prodotta, il fotovoltaico invece di uno spazio grande 75 volte quello del nucleare. Occorrono più di 3 milioni di pannelli solari o più di 430 turbine eoliche per produrre la medesima energia di un reattore classico. Inoltre il vento e il sole possono variare in base alle condizioni meteo ed essere meno efficienti in alcuni periodi dell'anno.
Il nucleare dunque avrebbe meno impatto sul territorio rispetto ad altre fonti rinnovabili. Resta tuttavia il problema degli scarti, terzo punto chiave della questione, che però nel 2021 sembra essere assolutamente sotto controllo. Sempre seguendo le indicazioni dello US Department of Energy, il combustibile nucleare è molto denso, circa 1 milione di volte in più rispetto ad altre fonti, motivo per cui se ne usano quantità minori rispetto a quanto si possa immaginare.

Il combustibile nucleare usato dagli USA negli ultimi 60 anni può entrare alla perfezione all'interno di un campo da calcio. I rifiuti prodotte dal processo di fissione possono inoltre essere ritrattati e riciclati, anche se questo è un passaggio che gli Stati Uniti ancora si fa; nuovi impianti costruiti con criterio però potrebbero benissimo funzionare con combustibile usato, rendendo l'energia nucleare ancora più conveniente e - di fatto - "rinnovabile".
Per questi motivi il nucleare viene considerato negli US un sistema di produzione dell'energia decisamente valido, in grado di cambiare il nostro futuro. Il Regno Unito sembra essere perfettamente in linea con questo pensiero, in buona parte d'Europa bisogna invece scacciare ancora i terribili fantasmi di Chernobyl, dalla cui tragedia però sono passati più di 35 anni. La storia resta ma la tecnologia si evolve, che sia il momento di guardare oltre il seminato?