Tesla e le batterie che prendono fuoco: si rischia un richiamo di massa?

Negli ultimi mesi le notizie di incendi spontanei di auto Tesla si sono moltiplicate, esiste davvero un problema? Si rischia un richiamo di massa?

Tesla e le batterie che prendono fuoco: si rischia un richiamo di massa?
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Palo Alto, abbiamo un problema? È questa la domanda che molti utenti e buona parte della stampa hanno rivolto a Tesla negli ultimi mesi, in seguito a diverse vetture del brand che hanno preso spontaneamente fuoco mentre se ne stavano beatamente parcheggiate. Un'anomalia certo, con i primi eventi presi per casi assolutamente isolati, continuano però a verificarsi degli episodi e il loro numero inizia a preoccupare più di una persona.
La situazione, al momento, è questa: la società californiana è ovviamente a conoscenza del problema, interrogata sulla questione ha sempre risposto "Stiamo indagando, in ogni caso anche le tradizionali vetture a benzina e diesel possono prendere fuoco in modo spontaneo".
Nei mesi scorsi è stato persino rilasciato un aggiornamento over-the-air finalizzato proprio a scongiurare problemi di surriscaldamento, arrivato sia su Model S che su X e 3, all'orizzonte però non c'è nessun richiamo ufficiale da parte dell'azienda - che diciamolo, in un momento delicato come questo, sarebbe un colpo difficile da sopportare. La domanda in ogni caso resta: abbiamo davvero un problema?

Casi accertati

Il magazine americano TheDrive ha raccolto tutti i casi ufficiali e accertati in cui una vettura Tesla ha preso fuoco in modo spontaneo, mentre non era sollecitata da alcuno sforzo. Il primo è avvenuto nel 2016 a Oslo, proprio in quella Norvegia che rappresenta il miglior mercato elettrico d'Europa e dove la Tesla Model 3 vende a gonfie vele. A prendere fuoco in quel caso è stata una Model S in fase di ricarica.
Per trovare un altro incidente simile bisogna poi saltare al giugno 2018, quando sempre una Model S ferma nel traffico ha letteralmente preso fuoco sulle strade di Santa Monica. Sempre nel 2018, a San Francisco, una Model S parcheggiata è finita per diventare un ammasso di lamiere bruciacchiato.
È il 2019 però l'anno cruciale: pur essendo ancora solo a giugno, sono già 5 i casi registrati. Una stessa Model X è stata addirittura coinvolta in due incendi diversi, abbiamo poi ben tre Model S parcheggiate a Shangai, a Hong Kong e a San Francisco, una quinta Model S che ha preso fuoco in fase di carica ad Antwerp, in Belgio. Sono soltanto 8 gli incidenti "di natura spontanea" accertati, dunque.

Si rischia un richiamo?

Tesla ha sicuramente riconosciuto il problema, mai neppure una volta però si è parlato di richiamo ufficiale - mentre sappiamo che Audi, sempre per ragioni di sicurezza, si è ritrovata a richiamare oltre 500 dei suoi SUV e-tron nuovi di zecca a poche settimane dalla commercializzazione. Ma cosa può causare, tecnicamente, incidenti simili?
Secondo gli esperti, le batterie al litio possono naturalmente creare degli incendi spontanei, può capitare anche con dispositivi di piccole dimensioni (ma non ricordatelo a Samsung, che ha già pagato a caro prezzo la questione). Dipende da come gli accumulatori si caricano, scaricano, surriscaldano, tutte azioni che possono generare dendriti di litio o dendriti di rame, che sono poi la causa dei cortocircuiti fra catodo e anodo.
Si tratterebbe dunque di un problema di chimica, motivo per cui le batterie (qualsiasi, anche quelle che alloggiano dentro i nostri smartphone o laptop) dovrebbero essere realizzate sempre a regola d'arte, con estrema cura, mentre una recente intervista pubblicata da The Atlantic ha raccontato di come "tonnellate di batterie realizzate in Cina siano prodotte in modo terribile, per nulla sicure", che finiscono comunque sul mercato senza troppe preoccupazioni.
Le batterie Tesla non sono certo di fattura scadente, in seguito agli incendi però persino la National Highway Traffic Safety Administration ha aperto un'inchiesta sui pacchi batteria della società californiana, senza però cavarne un ragno dal buco. Nonostante questo, Elon Musk ha comunque autorizzato l'aggiunta di una protezione in titanio sul sotto-scocca per preservare e proteggere ulteriormente la batteria, bisognerà dunque monitorare la situazione in merito alle nuove Tesla aggiornate.

Le vetture coinvolte infatti sembrano essere per la maggior parte Model S di precedente fattura, anche se l'ultimo episodio è stato registrato solo lo scorso 1 giugno - evidentemente sono problemi che si verificano dopo diverso tempo dall'acquisto. Interrogata ulteriormente sulla questione, sempre da TheDrive che ha pubblicato una mini inchiesta, Tesla ha dichiarato: "Gli incendi che coinvolgono le nostre vetture sono estremamente rari, gli episodi registrati sono infinitamente inferiori a quelli delle auto tradizionali. Ovviamente ci auspichiamo che il numero di questi incidenti sia pari a zero. Non ci risulta inoltre che l'incendio scoppiato in Belgio [proprio l'ultimo caso di giugno 2019] sia stato causato da un malfunzionamento della nostra batteria."
Tesla dunque è sicura delle sue capacità e dei prodotti che vende, non teme in alcun modo lo spettro di un richiamo di massa. Nei mesi passati BMW è stata forzata a richiamare diversi veicoli della sua gamma per problemi analoghi, in questo caso però gli incidenti sospetti erano saliti a 40 secondo un'inchiesta della ABC, un numero certamente maggiore degli 8 documentati di Tesla, che effettivamente cambia non poco le carte in tavola. La domanda iniziale, tuttavia, resta senza risposta. La soluzione migliore è forse continuare a monitorare la situazione, senza creare facili e superflui (per ora) allarmismi.