Il terrore dei veicoli Euro 7: perché tutta questa paura?

Nel momento dell'epocale transizione dal combustibile all'elettrico il mondo dell'Automotive si interroga sulla proposta UE dei veicoli Euro 7.

Il terrore dei veicoli Euro 7: perché tutta questa paura?
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"L'entrata in vigore delle normative Euro 7 dovrebbe essere posticipata perché non dà alle case automobilistiche abbastanza tempo per prepararsi". Questo è il parere espresso da Narkus Duesmann, CEO di Audi, in merito al discusso nuovo protocollo antinquinamento proposto dalla UE che dovrebbe entrare in vigore a metà del 2025.
"Siamo fermamente convinti che sia necessaria una modifica dell'attuale proposta - ha affermato Duesmann - Abbiamo speso molto tempo e denaro nello sviluppo delle auto elettriche". Perché questa normativa sta terrorizzando produttori e automobilisti?

La bufera sull'Euro 7

Non solo Audi è sul piede di guerra. Una vera e propria bufera è stata sollevata dalla proposta del più stringente protocollo green, perdipiù in tempi così ristretti.

Lo dimostrano anche le forti posizioni prese da Francia, Italia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia, le quali hanno ufficialmente chiesto di eliminare i limiti previsti per le emissioni di scarico Euro 7 affermando che "sono eccessivamente ambiziosi e irrealistici da raggiungere per le case automobilistiche". Il provvedimento, molto restrittivo rispetto all'Euro 6 attualmente in vigore, è stato approvato in via preliminare lo scorso novembre e regola le emissioni inquinanti come monossido di carbonio e ossido di azoto. Il nuovo standard propone anche la regolamentazione delle emissioni di particolato delle pastiglie dei freni e degli pneumatici. Per soddisfare i nuovi requisiti, i costruttori dovrebbero aggiornare i motori con nuove tecnologie, il cui costo - affermano le case automobilistiche - verrebbe trasferito ai clienti. I produttori vedono l'Euro 7 come "una distrazione inutile" visto che le nuove regole si applicherebbero solo all'ultima generazione di propulsori termici, destinati all'estinzione dopo il 2035. Di contro, i sostenitori affermano che la nuova normativa salverebbe migliaia di vite visto che, anche se la regola sarà in vigore solo per un decennio, i veicoli adeguati al nuovo standard resterebbero per le strade per molti anni.

L'impatto sul mercato dell'Automotive

A dare man forte all'opinione espressa da Duesmann c'è anche l'ACEA, l'associazione che riunisce i più grandi costruttori europei di auto, il cui presidente Luca de Meo (Gruppo Renault) a gennaio aveva affermato: "Un grande investimento sull'Euro 7 avrebbe un vantaggio ambientale marginale, ma richiederebbe ai produttori di spostare risorse sostanziali dall'elettrificazione e dai veicoli a zero emissioni". Quindi, l'investimento per aggiornare i motori a combustione "rallenterebbe la transizione verso la neutralità climatica".

De Meo denuncia il fatto che i nuovi regolamenti potrebbero costringere le case automobilistiche ad abbandonare la produzione di alcuni motori a combustione piuttosto che impegnare molte risorse per ricertificarli. La conseguenza peggiore di tale prospettiva sarebbe la chiusura di diverse fabbriche in Europa (per Luca De Meo i motori termici sono una tecnologia morta). Lo conferma Martin Jahn, capo delle vendite della Skoda, che ha dichiarato che la casa ceca dovrebbe chiudere uno stabilimento e ritirare alcuni modelli nel caso in cui l'Euro 7 dovesse entrare in vigore così com'è concepito oggi.

"Smetteremmo di produrre i modelli più piccoli come Fabia, Scala e Kamiq", ha detto in un dibattito televisivo. A rischio ci sarebbero almeno 3.000 posti di lavoro. Al coro di voci illustri del settore Automotive si aggiunge quella di Carlos Tavares, CEO di Stellantis, che sulla scia di altri colleghi ha sostenuto come gli ultimi passi proposti per ridurre la CO2 dalle auto comportano oneri inutili per l'industria, finendo altresì per rallentare il passaggio del settore all'elettrificazione. Oneri che inevitabilmente ricadrebbero sull'acquirente finale, con un aumento del costo delle vetture quantificato in circa 2.000 euro per ogni auto (con Euro 7 si prevede un'altra stangata sui prezzi).

Il provvedimento Euro 7 nel dettaglio

Questo è l'obiettivo dichiarato della Commissione: "Garantire la presenza su strada di veicoli più puliti, migliorare la qualità dell'aria e proteggere la salute dei cittadini e l'ambiente". La Commissione inoltre propone un periodo di tempo sufficiente per consentire all'industria dell'auto di fare i necessari aggiustamenti prima che i veicoli Euro 7 entrino nella fase produttiva. "Nel frattempo è iniziato il lavoro che porterà ad avere tutte le norme di attuazione pronte al momento giusto."

La principale novità contenuta negli standard Euro 7 sta proprio - oltre a una più stringente politica riguardo alla quantità di inquinanti che le auto emettono in atmosfera - nel controllo e limitazione delle emissioni di freni e pneumatici, anche per le auto elettriche. Ad esempio, entro il 2035 le particelle rilasciate in atmosfera e su strada dai freni delle auto dovranno scendere del 27%.
Anche la quantità di microplastiche disperse nell'ambiente dagli pneumatici sarà valutata e limitata. Ancora più drastico è il taglio alle emissioni di NOx delle auto, gli ossidi di azoto che dovranno ridursi del 35% rispetto alle attuali auto Euro 6. Anche il particolato che esce dagli scarichi delle auto Euro 7 dovrà essere inferiore del 13% rispetto alle Euro 6.

A cambiare sono anche i cicli di omologazione che diventeranno ancora più simili alle condizioni reali di utilizzo delle vetture, compreso l'utilizzo di "commuting" cittadino. Inedito è anche il controllo delle emissioni nel tempo, ottenuto attraverso appositi sensori di bordo che renderanno più facili i controlli e faranno in modo che anche le auto usate non superino determinati livelli di inquinanti.
Oltre ai già noti elementi regolati dall'Euro 6, rivisti nei limiti massimi di emissioni, lo standard Euro 7 introduce nuovi tetti alle emissioni di ammoniaca, responsabile dello smog, e di formaldeide, un gas irritante e cancerogeno. Per la prima volta a livello globale, l'Euro 7 regolerà anche gli standard per il particolato ultrafine (sotto i 10 nanometri), oltre alla durata della batteria.

La stretta sul diesel e la lente sull'elettrico

Per le maggiori difficoltà tecniche nel "ripulire" gli scarichi, la norma Euro 6 concedeva alle auto diesel di emettere più NOx (gli ossidi di azoto, che possono causare difficoltà respiratorie). Con la Euro 7, non più: il limite calerà da 80 a 60 grammi/km, come già avviene sulle vetture a benzina.

Ci saranno poi dei valori da non superare per altri inquinanti, oggi non trattati, come le polveri ultrafini e l'ammoniaca (NH3), responsabile dello smog. Si prevede pertanto che l'Euro 7 avrà un impatto significativo sui veicoli diesel, in quanto i produttori dovranno cercare tecnologie per ridurre le emissioni inquinanti. Ma anche la batteria dovrà durare nel tempo. Dato che si vuole aumentare la fiducia degli automobilisti nelle auto elettriche e nelle ibride plug-in, anche di seconda mano, la proposta dell'Unione Europea per la futura norma Euro 7 include dei limiti minimi di durata della batteria. Componente molto costosa, prodotta con grande dispendio d'energia e utilizzando materiali rari. Dopo 5 anni o 100.000 km, la batteria dovrà fornire almeno l'80% dell'energia iniziale, e il 70% una volta arrivati a 8 anni o 160.000 km. Questa volta si tratta di limiti che non dovrebbero far salire i costi, perché facili da raggiungere già oggi: molte case offrono una garanzia simile per le batterie di trazione delle loro auto.