SUV non si nasce ma si diventa: breve storia degli Sport Utility Vehicle

Breve storia degli Sport Utility Vehicle, da outsider a padroni dell'automotive: ecco come i SUV sono arrivati a dominare il mercato.

SUV non si nasce ma si diventa: breve storia degli Sport Utility Vehicle
Articolo a cura di

Crossover, mini, compact, mid-size e full-size SUV. Siamo oramai abituati a vedere le nostre strade pullulare di questo genere di veicoli, i cui numeri in termini di vendite sono letteralmente esplosi soprattutto nell'ultimo decennio. Proviamo a scoprire quale storia si cela dietro la concezione di questi modelli che oggi spopolano a ogni latitudine ma che in fatto di gusto continuano a dividere, come il giorno e la notte, gli automobilisti di tutto il mondo.

Anni '40: gli albori del SUV

La nostra storia comincia ai tempi della Seconda Guerra Mondiale quando tra le forze armate americane si fece largo la necessità di disporre di un veicolo "light" da ricognizione con le seguenti caratteristiche: leggero, di dimensioni contenute e a trazione integrale. Sarà Delmar G. Ross, vicepresidente della Willys-Overland Motors, a trovare la soluzione dando alla luce il Willys MB, un veicolo che diverrà presto noto a tutti come "Jeep", un nome che deriva dall'inglese General Purpose Vehicle, letteralmente veicolo "per uso generale".

Un modello così versatile tanto che, finito il conflitto, ne venne presto elaborata una nuova versione siglata CJ: la prima Jeep per l'uso civile. Questa pietra miliare della lunga strada verso i moderni SUV fu prodotta in varie versioni fino al 1962, anno in cui l'ormai ex Willys-Overland poi Kaiser Jeep lanciò la sua famosa Jeep Wagoneer.

Anni '50: da Land Rover a Land Cruiser

Nel corso degli anni '50 il "modello Jeep" si diffonde rapidamente. Già nel 1948 per la verità, al Salone dell'Auto di Amsterdam, la casa Land Rover fece debuttare l'omonimo modello, destinato a fare la storia non solo dell'off-road ma dell'auto in generale.

La Serie I, di quello che dal 1990 in poi sarà noto a tutti con il nome di Defender, era equipaggiata con un motore benzina da 1.6 litri e 50 CV, esteticamente caratterizzata dall'inconfondibile design robusto e squadrato.

Dall'altra parte del mondo, in Giappone, le esigenze belliche prodotte dal conflitto coreano portarono alla nascita della Toyota BJ nel 1951, equipaggiata originariamente con un motore 6 cilindri da 3.4 litri, poi commercializzata a partire dal 1955 con il ben più riconoscibile nome Land Cruiser (e persino il grande attore Tom Hanks ha posseduto un Land Cruiser). Uno dei modelli più longevi nella storia dell'automobilismo.
Mentre il Sol Levante rincarava la dose con il fuoristrada Nissan Patrol, a cui poi sarà affibbiata l'entusiastica etichetta di "Hero of all Terrain" anche per via di imprese da Guinness dei Primati (quali spingere un aereo da cargo da 170 tonnellate e scalare una duna alta 100 metri in meno di 5 secondi), anche l'Italia iniziò a dotarsi delle sue "Jeep" quando il Ministero della Difesa lanciò un bando per la realizzazione di un fuoristrada leggero.
Risposero all'annuncio Fiat e Alfa Romeo, con la prima che si aggiudicò la corsa grazie al suo AR51 poi ribattezzato Campagnola, modello prodotto per scopi civili e militari fino al 1987.

1974-83: la rivoluzione Cherokee

L'esca era ormai lanciata e gli anni '70 si aprirono con quello che può considerarsi il primo fuoristrada "di lusso" della storia, stiamo parlando del Range Rover.

Una vettura stradale capace di coniugare indubbie doti di off-road a comfort e interni di lusso. La prima versione era disponibile solamente con tre porte, cambio manuale a 4 marce, motore V8 e trazione integrale.
Dall'altra parte dell'Atlantico gli americani della Jeep rispondevano presentando nel 1974 la Jeep Cherokee, un'auto pensata per un pubblico più giovane. È proprio nell'opuscolo della Cherokee di prima generazione che il termine SUV appare per la prima volta nero su bianco.
Simile alla Wagoneer, la prima generazione rimase in commercio fino al 1983 quando uscì la dirompente nuova serie siglata XJ. Per la prima volta il telaio non fu più separato dalla carrozzeria, come del resto accade con i fuoristrada duri e puri, la scocca è divenuta portante, come sulle automobili. Uno degli elementi più distintivi tra SUV e fuoristrada è dato infatti dal telaio: i SUV utilizzano una scocca portante, mentre i fuoristrada nascono su un telaio a longheroni.

La nuova linea ingegneristica assicura comfort e un comportamento superiore su strada a fronte di piccole rinunce in termini di performance sui percorsi più estremi.
Comincia una sempre più netta demarcazione fra i fuoristrada veri e propri e i SUV, veicoli dall'aspetto sempre più simile alle monovolumi e station wagon, che però mantengono alcune caratteristiche tipiche dei fuoristrada come l'altezza elevata da terra e le quattro ruote motrici.

Anni '90: l'invenzione del SUV moderno

Giungono gli anni '90 e stavolta è la tedesca Mercedes a compiere un altro passo importante per il segmento producendo nel 1997 la W163, la prima serie della cosiddetta Classe M, ovvero la classe dei SUV di grossa taglia della casa della stella a tre punte.

La M Mercedes è probabilmente il primo SUV nell'accezione contemporanea del termine. I teutonici avevano già dagli anni '70 una propria linea di fuoristrada (Classe G) ma è con la W163 che compiono il salto di qualità nel mondo sport utility evolvendo definitivamente i concetti di lusso e capacità off-road già espressi da Range Rover e Cherokee.
Sempre dalla Germania giungerà la prima risposta alla linea proposta da Stoccarda. L'opera è della BMW, dapprima produttrice dalla X5 (1999) e poi capace di distinguersi nel mercato degli Utility Vehicles anche molti anni dopo, nel 2008, con la X6. L'azzardo stavolta è quello di applicare le forme di una coupé a un SUV, dando un taglio discendente al tetto a partire dal montante centrale, qualcosa che aveva provato a fare, sotto riflettori meno potenti, anche la coreana Ssangyong con la sua semi sconosciuta Actyon nel 2006.

Gli anni 2000: l'era dell'emancipazione

Se la W163 Mercedes conduce marchi fino ad allora specializzati in berline classiche o sportive sul terreno delle auto rialzate, la Cayenne va ben oltre spingendosi fin quasi all'oltraggio, almeno secondo gli appassionati più intransigenti, di un marchio che mai avrebbe dovuto sporcarsi con modelli di quel genere: Porsche.

Il marchio di Zuffenhausen replicherà alle critiche dei "puristi" con vendite eccezionali, che contribuirono non poco a risollevare le sorti del marchio. La Porsche assunse così un ruolo di avanguardia, diventando il primo marchio sportivo a produrre uno sport utility.
Gli anni Duemila vedono anche la caduta di diversi tabù. Nel 2005 la tecnologia ibrida approda sui grandi SUV per merito della Lexus che svela la RX400h, facendo così cadere la nomea di "auto poco ecologiche".
Nel 2016 con la Bentley Bentayga il "rozzo" SUV diventa principesco e inaugura un nuovo segmento di super SUV extralusso e dalle straordinarie prestazioni. L'anno dopo esce la Lamborghini Urus, la prima supercar del mondo Utility, spinta da un 4.0 litri V8 biturbo e con 650 CV e 850 Nm di coppia.

In seguito, altri grandi marchi sportivi non sapranno resistere al richiamo del SUV, ed ecco allora la Rolls Royce Cullinan, l'Aston Martin DBX e addirittura la Ferrari Purosangue di prossima uscita, solo per fare qualche nome.
Infine, nel 2017 un ulteriore tabù viene infranto definitivamente quando l'ambito premio Auto dell'Anno viene assegnato per la prima volta a un SUV: si tratta della Peugeot 3008. La casa francese del Leone inaugura così una storica "tripletta", visto che gli utility vehicles mantengono la corona anche per i due anni successivi grazie alla XC40 degli svedesi Volvo e alla I-Pace griffata Jaguar.