Che fine ha fatto lo storico marchio inglese Rover?

La storia dello storico marchio inglese che partito dalle biciclette ha poi fatto la storia dell'automobile con il Land Rover e non solo.

Che fine ha fatto lo storico marchio inglese Rover?
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Per tutti quelli che volevano comprare una sportiva inglese ma non potevano permettersi una Jaguar il mercato proponeva loro il marchio Rover, un produttore di modelli eleganti e al contempo ricchi di sostanza fin dal lontano XX secolo: dapprima biciclette e tricicli fino a poi giungere alle auto. Scopriamo insieme la storia dello storico brand inglese sparito per sempre dalle scene nel 2005.

Dalle bici alle prime auto

La Rover inizia a muovere i primi passi nel 1878 con la nascita - a Coventry - della Starley & Sutton, azienda specializzata nella produzione di biciclette fondata da John Kemp Starley e William Sutton. Nel 1885 Starley inventa la Rover, oggi considerata la prima bicicletta moderna della storia.

Un mezzo caratterizzato da ruote di dimensioni identiche e dalla trasmissione a catena in un mondo nel quale circolavano i pericolosi bicicli, quelli invece con un'immensa ruota anteriore. Quattro anni più tardi la società cambia nome in Starley & Co. e viene infine, nel 1896, ribattezzata Rover, come il nome del prodotto più celebre. Starley muore nel 1901 e lascia l'azienda a Harry Smith, il quale decide di puntare tutto sulle automobili. La prima macchina di sempre della Casa britannica è la 8: una vettura dotata di un motore 1.3 monocilindrico da 8 CV abbinato a un cambio manuale a tre marce e priva di sospensioni posteriori. Il marchio Rover inizia a farsi conoscere nel Regno Unito come produttore di veicoli a quattro ruote grazie soprattutto alla vittoria al Tourist Trophy del 1907 conquistata da Ernest Courtis con una 20 HP.

La svolta: arriva il Land Rover

Negli anni '10 del XX secolo la Rover punta tutto sulla 12 mentre durante la Prima Guerra Mondiale si concentra sulle moto. La crisi inizia a farsi sentire negli anni '20: nel 1925 termina la produzione di mezzi a due ruote, la gamma delle auto è priva di modelli interessanti e la situazione precipita ulteriormente con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale che stravolge i piani dell'azienda britannica - che si ritrova così a produrre durante il conflitto componenti per aeroplani.

La grande svolta per la Rover arriva nel 1948 grazie alla Land Rover, una fuoristrada dura e pura nata per sfidare le Jeep che, presentata al Salone dell'Auto di Amsterdam, conquista immediatamente il pubblico. L'anno seguente vede la luce la P4, una berlina contraddistinta da un design moderno e da contenuti interessanti (come la lega di alluminio e magnesio usata per le portiere e il cofano) ma è sempre la 4×4 della Regina a monopolizzare le vendite del brand. La novità Rover più importante degli anni '50 è senza dubbio la P5: la prima auto del marchio inglese dotata di scocca portante che rappresenta un'alternativa economica alla Jaguar. La P6 (nota anche come 2000) del 1964 diventa invece la prima Auto dell'Anno di sempre: merito dello stile sexy e moderno e della tecnica raffinata (sospensioni posteriori a ponte De Dion e freni a disco posteriori all'uscita del differenziale). Nel 1967 Rover cessa di essere un marchio indipendente, entra a far parte del colosso British Leyland e diventa meno "premium" per evitare sovrapposizioni con Jaguar (appartenente allo stesso gruppo). La regina del listino Rover degli anni '70 è indubbiamente la SD1 (3500) del 1977: la prima auto della Casa britannica realizzata da British Leyland si aggiudica il prestigioso riconoscimento di Auto dell'Anno ed è considerata da molti appassionati l'ultima vera Rover.

Nel 1978 Land Rover diventa un marchio a parte e l'anno successivo inizia una collaborazione con Honda. Un decennio ricco di novità per la Rover: nel 1981 nasce la divisione Austin Rover e tre anni più tardi vede la luce il primo modello realizzato in collaborazione con la Honda, la 200, una variante a quattro porte della Civic. Nel 1986 - anno di nascita del Gruppo Rover - è la volta dell'ammiraglia 800 (cugina della Honda Legend) mentre due anni più tardi Rover viene venduta a British Aerospace. Il 1989 è l'anno in cui la mitica MINI viene venduta con il marchio Rover: una soluzione temporanea che terminerà nel 1992.

Il passaggio a BMW: la sfortunata storia della Rover 75

BMW acquista Rover nel 1994 e nello stesso anno termina la partnership con Honda. Il primo - nonché unico - modello frutto dell'accordo anglo-tedesco è l'ammiraglia 75 contraddistinta da uno stile retrò. La storia della Rover 75 è quella di un'auto che avrebbe potuto risollevare i destini di un'azienda in crisi ma che fu invece stroncata sul nascere. La mattina del 20 ottobre 1998, al Salone di Birmingham, la Rover 75 venne presentata contemporaneamente alla Jaguar S-Type.

Le prime reazioni della stampa specializzata furono lusinghiere, nonostante il confronto. Le due auto avevano molti elementi in comune, con una linea dal sapore retrò ispirata, specie nel caso della Jaguar, all'omonimo modello degli anni Sessanta. La 75 aveva lo stesso richiamo al passato e i suoi interni erano all'altezza della S-Type. Purtroppo, la Rover degli anni Novanta, a torto o ragione, aveva la reputazione di produrre auto interessanti ma deludenti all'atto pratico - infatti il mercato non apprezzò come avrebbe dovuto.

La stessa presentazione alla stampa contribuì al mancato successo. Infatti, non avvenne contestualmente al reveal dell'auto ma nel pomeriggio, e non sullo stand, complicando il lavoro dei giornalisti, molti dei quali dovettero rinunciarvi. La conferenza, poi, iniziò con mezz'ora di ritardo perché il discorso di Bernd Pischetrider, gran capo di BMW, fu riscritto all'ultimo momento. Si voleva cogliere l'occasione per rivolgere un appello al governo britannico a intervenire perché l'apprezzamento della sterlina sulle altre valute stava affossando l'azienda.

BMW voleva anche che il governo contribuisse con 200 milioni di sterline al grande investimento che era stato fatto per ammodernare lo stabilimento di Longbridge, fermo al 1980. L'alternativa erano drastici tagli per risparmiare 150 milioni di sterline l'anno per i successivi tre anni, altrimenti la fabbrica, uno dei più grandi impianti industriali del Regno Unito, rischiava di chiudere.

La filippica di Pischetsreider fece passare in secondo piano il lancio della 75, per gli interrogativi che sollevava sulla produttività della Rover, per la minaccia della chiusura di Longbridge e per la non troppo velata ammissione del fallimento del rilancio dell'azienda. Il giorno seguente, infatti, la stampa parlò quasi esclusivamente delle nubi nere che si addensavano sul futuro della Rover, confermando anche ciò che molti degli addetti ai lavori già sapevano da mesi: gran parte del management della BMW ne aveva ormai abbastanza della Rover, chiamata dispregiativamente "il paziente inglese". Eppure la Rover 75 non sembrava il prodotto di un'azienda in crisi. Grazie a un budget adeguato per il suo sviluppo, alle migliorie apportate al centro di sviluppo di Gaydon e all'accesso alle notevoli risorse ingegneristiche di BMW, era stata realizzata un'auto che richiamava le qualità delle Rover degli anni Cinquanta e Sessanta. Si contava di venderne 140.000 l'anno, una previsione ridotta a 100.000 quando l'auto fu commercializzata dopo sei mesi. Dall'anno seguente, quell'obiettivo sarebbe rimasto un sogno.

La fine della corsa

All'inizio del 2000 la BMW annunciò la vendita della Rover al consorzio Phoenix guidato dall'ex-capo della stessa Rover, Towers. L'obiettivo della Phoenix era quello di produrre 200.000 auto l'anno, evitando tagli alla forza lavoro, prefigurando un futuro migliore per il dopo BMW e alimentando un'euforia che si sarebbe rivelata infondata. L'azienda fu ribattezzata MG Rover, ma il sogno di riportarla agli allori del passato naufragò dopo appena cinque anni, durante i quali, comunque, la 75 rimase il modello più forte della sua gamma.

Nell'aprile del 2005 poi sopraggiunge l'inevitabile fine: MG Rover dichiarò bancarotta non essendo riuscita a trovare un partner che le consentisse di investire in nuovi prodotti (la stessa MG che oggi appartiene al gruppo SAIC Motor). Prima della chiusura, con la creazione delle versioni MG dei tre modelli Rover, era arrivato un piccolo, inaspettato successo, soprattutto grazie alla conversione della 75 nella MG ZT che si rivelò una berlina sportiva di grande personalità. Purtroppo questo non bastò a rilanciare la storica società passata attraverso tre secoli di avventure e disavventure.