Nella giornata di ieri, 29 novembre 2020, si è corso un nuovo Gran Premio di Formula 1 in Bahrain, una gara purtroppo segnata da un assurdo incidente. La monoposto del pilota Romain Grosjean ha infatti impattato ad altissima velocità contro una barriera a bordo pista, distruggendola per buona parte. Un colpo avvenuto a 221 km/h, dal quale il pilota del team Haas è uscito praticamente illeso - con solo alcune lieve ustioni. Un autentico "miracolo", vista la dinamica dell'incidente, con il pilota che è stato addirittura in grado di uscire dall'abitacolo in fiamme con le sue stesse gambe - andando incontro ai soccorsi. Per la parola miracolo abbiamo usato le virgolette però potrebbe non essere del tutto adatta.
Secondo un qualsiasi dizionario d'italiano, un miracolo è un "fatto che si ritiene dovuto a un intervento soprannaturale", Romain Grosjean è invece sopravvissuto grazie a un'innovazione recente del mondo della Formula 1: il Sistema Halo, e in questo articolo vogliamo capire quando è stato introdotto, come funziona e com'è fatto.
Cos'è il Sistema Halo in F1
Parliamo di una struttura che avvolge completamente la testa del pilota, letteralmente dall'inglese potremmo tradurre Halo con "aureola". È una novità introdotta relativamente da poco in F1, dalla stagione 2018, mentre i primi test ufficiali sono stati effettuati fra il 2016 e il 2017. In merito al sistema non sono mancate le polemiche negli scorsi anni, poiché molti hanno avanzato l'ipotesi che potesse limitare in modo drastico la visibilità della strada ai piloti, è giusto però che la sicurezza abbia avuto una corsia preferenziale rispetto al resto e con il nuovo incidente del Bahrain abbiamo definitivamente capito perché. Nel 2017, senza il nuovo "Halo", Grosjean difficilmente sarebbe sopravvissuto a un impatto simile - poiché la sua testa non avrebbe avuto alcuna protezione e avrebbe impattato contro una barriera a oltre 200 km/h. Paradossalmente, lo stesso pilota Haas si è detto più volte - nel recente passato - contrario all'Halo, ora però ha cambiato idea e ce lo ha fatto sapere registrando un video dall'ospedale in cui è ricoverato. "Qualche anno fa non ero favorevole all'introduzione di Halo in Formula 1" ha detto il pilota, "oggi sono molto grato della sua implementazione, senza questo sistema non sarei qui a parlare di ciò che è successo". Ma com'è fatto tecnicamente un Halo?
La tecnica dell'Halo
Il sistema è sulla carta abbastanza "semplice", è composto da una staffa che si collega al telaio della monoposto in tre punti e che circonda tutta la testa del pilota. Il suo peso è oggi di circa 9 kg, mentre nel 2016 ne pesava più o meno 7, il materiale utilizzato per la realizzazione è il titanio. Dal punto di vista del design, potrebbe effettivamente apparire come un dispositivo "sopra le righe", antiestetico, abbiamo visto però come la sua introduzione sia stata utile ad aumentare la sicurezza dei piloti. A progettare Halo è stata inizialmente Mercedes, a oggi è la FIA che fa produrre il sistema a un produttore esterno, non sono dunque i team che lo progettano: è uguale per tutti. Analizzando i dati di 40 incidenti reali, il sistema Halo ha aumentato il tasso di sopravvivenza del pilota del 17%. Tre le situazioni in cui la staffa diventa essenziale: quando due auto impattano fra loro, quando una vettura impatta con l'ambiente circostante (come nel caso di Romain Grosjean), quando addosso alle monoposto arrivano detriti di altri incidenti. Halo non è esclusiva della Formula 1 ma è oggi implementato in tutte le classi Formula della FIA.
Prima di arrivare a questa soluzione la Federazione Internazionale dell'Automobile ha ovviamente varato anche delle alternative, la Red Bull Racing ad esempio ha sviluppato nel 2016 l'Aeroscreen, un sistema molto simile a un cupolino che ha portato alla sperimentazione dello Shield, un parabrezza in cloruro di polivinile testato per la prima volta da Sebastian Vettel durante le prove libere del Gran Premio di Gran Bretagna nel 2017. Nonostante le critiche iniziali, Halo è stato fondamentale per salvare la vita a Charles Leclers durante il Gran Premio del Belgio nel 2018 e quest'anno a Romain Grosjean. Potremmo dunque definirlo "il miglior compromesso possibile".
Romain Grosjean salvato dal Sistema Halo: cos'è e come funziona
Romain Grosjean ha avuto un terribile incidente al GP del Bahrain 2020, si è però salvato grazie al Sistema Halo della sua monoposto.
Nella giornata di ieri, 29 novembre 2020, si è corso un nuovo Gran Premio di Formula 1 in Bahrain, una gara purtroppo segnata da un assurdo incidente. La monoposto del pilota Romain Grosjean ha infatti impattato ad altissima velocità contro una barriera a bordo pista, distruggendola per buona parte. Un colpo avvenuto a 221 km/h, dal quale il pilota del team Haas è uscito praticamente illeso - con solo alcune lieve ustioni. Un autentico "miracolo", vista la dinamica dell'incidente, con il pilota che è stato addirittura in grado di uscire dall'abitacolo in fiamme con le sue stesse gambe - andando incontro ai soccorsi. Per la parola miracolo abbiamo usato le virgolette però potrebbe non essere del tutto adatta.
Secondo un qualsiasi dizionario d'italiano, un miracolo è un "fatto che si ritiene dovuto a un intervento soprannaturale", Romain Grosjean è invece sopravvissuto grazie a un'innovazione recente del mondo della Formula 1: il Sistema Halo, e in questo articolo vogliamo capire quando è stato introdotto, come funziona e com'è fatto.
Cos'è il Sistema Halo in F1
Parliamo di una struttura che avvolge completamente la testa del pilota, letteralmente dall'inglese potremmo tradurre Halo con "aureola". È una novità introdotta relativamente da poco in F1, dalla stagione 2018, mentre i primi test ufficiali sono stati effettuati fra il 2016 e il 2017. In merito al sistema non sono mancate le polemiche negli scorsi anni, poiché molti hanno avanzato l'ipotesi che potesse limitare in modo drastico la visibilità della strada ai piloti, è giusto però che la sicurezza abbia avuto una corsia preferenziale rispetto al resto e con il nuovo incidente del Bahrain abbiamo definitivamente capito perché. Nel 2017, senza il nuovo "Halo", Grosjean difficilmente sarebbe sopravvissuto a un impatto simile - poiché la sua testa non avrebbe avuto alcuna protezione e avrebbe impattato contro una barriera a oltre 200 km/h. Paradossalmente, lo stesso pilota Haas si è detto più volte - nel recente passato - contrario all'Halo, ora però ha cambiato idea e ce lo ha fatto sapere registrando un video dall'ospedale in cui è ricoverato. "Qualche anno fa non ero favorevole all'introduzione di Halo in Formula 1" ha detto il pilota, "oggi sono molto grato della sua implementazione, senza questo sistema non sarei qui a parlare di ciò che è successo". Ma com'è fatto tecnicamente un Halo?
La tecnica dell'Halo
Il sistema è sulla carta abbastanza "semplice", è composto da una staffa che si collega al telaio della monoposto in tre punti e che circonda tutta la testa del pilota. Il suo peso è oggi di circa 9 kg, mentre nel 2016 ne pesava più o meno 7, il materiale utilizzato per la realizzazione è il titanio. Dal punto di vista del design, potrebbe effettivamente apparire come un dispositivo "sopra le righe", antiestetico, abbiamo visto però come la sua introduzione sia stata utile ad aumentare la sicurezza dei piloti. A progettare Halo è stata inizialmente Mercedes, a oggi è la FIA che fa produrre il sistema a un produttore esterno, non sono dunque i team che lo progettano: è uguale per tutti. Analizzando i dati di 40 incidenti reali, il sistema Halo ha aumentato il tasso di sopravvivenza del pilota del 17%. Tre le situazioni in cui la staffa diventa essenziale: quando due auto impattano fra loro, quando una vettura impatta con l'ambiente circostante (come nel caso di Romain Grosjean), quando addosso alle monoposto arrivano detriti di altri incidenti. Halo non è esclusiva della Formula 1 ma è oggi implementato in tutte le classi Formula della FIA.
Prima di arrivare a questa soluzione la Federazione Internazionale dell'Automobile ha ovviamente varato anche delle alternative, la Red Bull Racing ad esempio ha sviluppato nel 2016 l'Aeroscreen, un sistema molto simile a un cupolino che ha portato alla sperimentazione dello Shield, un parabrezza in cloruro di polivinile testato per la prima volta da Sebastian Vettel durante le prove libere del Gran Premio di Gran Bretagna nel 2017. Nonostante le critiche iniziali, Halo è stato fondamentale per salvare la vita a Charles Leclers durante il Gran Premio del Belgio nel 2018 e quest'anno a Romain Grosjean. Potremmo dunque definirlo "il miglior compromesso possibile".
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