Prepararsi al 2035: come sarà il mondo dell'automotive fra 14 anni

I Paesi membri dell'Unione Europea vorrebbero vendere solo nuove auto elettriche dal 2035 in poi: come prepararsi alla rivoluzione?

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Il mondo in cui viviamo sta cambiando, e a velocità che da esseri umani facciamo fatica a controllare. Il clima e i temi ambientali in genere stanno spingendo i potenti della Terra a fare serie riflessioni sul futuro e non sono poche le misure che nei prossimi 30 anni modificheranno nel profondo le nostre abitudini. Anche l'automotive subirà cambiamenti storici, soprattutto nel nostro vecchio continente. L'Unione Europea vorrebbe che dal 2035 si vendessero soltanto nuove auto elettriche, alimentate a batteria o a idrogeno, una sfida che sta già coinvolgendo i marchi storici del settore e chiederà anche ai comuni cittadini di fare un passo in più perché lo switch sia possibile.

Sulla carta si chiede agli utenti europei di abituarsi alla nuova mobilità elettrica, allo stesso tempo le società stanno investendo tempo e risorse per adeguare i loro impianti e i loro modelli. Infine, ma non per importanza, c'è il ruolo dei vari governi europei, che hanno la possibilità insieme al settore privato di realizzare nuove infrastrutture di ricarica grazie alle quali viaggiare con mezzi 100% elettrici sarà possibile per tutti, senza grandi compromessi. Inizia così un percorso chiamato Road to 2035, una strada piena di ostacoli che dovremo affrontare nel corso dei prossimi 14 anni - anche se molte delle barriere lungo il percorso sono culturali. (Foto cover: Rasmus Hjortshøj - COAST)

Pensare quadrimensionalmente come Marty McFly

Per capire cosa ci serve per affrontare nel migliore dei modi lo switch elettrico del settore automotive possiamo scomodare un classico della storia del cinema, quel Ritorno al Futuro di Robert Zemeckis con cui diverse generazioni sono cresciute.

Nella trilogia il geniale scienziato Doc Brown ricordava spesso a Marty McFly di "pensare quadrimensionalmente" per visualizzare e immaginare il funzionamento del futuro e i salti nel tempo. Da cittadini del 2021 dobbiamo più o meno fare lo stesso: pensare quadrimensionalmente a un 2035 che sarà sostanzialmente differente in tutto rispetto al presente. Iniziamo il nostro viaggio mentale dai veicoli. Le auto elettriche odierne, con alcuni modelli che sono presenti sul mercato da più di un decennio, sono sì avanzate rispetto a qualche anno fa ma ancora del tutto acerbe se pensiamo a come sarà il futuro. Le auto alimentate a batteria si appoggiano oggi a una chimica che non è perfetta: gli ioni di litio tendono infatti a far perdere alla batteria capacità con il passare del tempo o alle basse temperature, inoltre gli accumulatori che conosciamo oggi non sono grandi campioni di densità e richiedono del calore per ricaricarsi a grande potenza senza danneggiarsi. Bisogna poi calcolare che i Battery Pack per auto sono oggi estremamente costosi e pesanti, due elementi che fanno lievitare i costi di vendita e peggiorano le prestazioni delle vetture, sia dal punto di vista dinamico che da quello dell'efficienza.

Questa lista di difetti fisiologici, e abbiamo evidenziato solo i più famosi, fa ovviamente storcere il naso a molti automobilisti, che sono anche abituati a rifornire la loro auto tradizionale in pochissimi minuti, mentre la ricarica delle auto elettriche non è propriamente immediata. All'orizzonte però ci sono già altre soluzioni, pensiamo ad esempio alle batterie allo stato solido (Nissan ha già investito pesantemente in batterie a stato solido, lo stesso hanno fatto Hyundai, Kia, Mercedes-Benz e Stellantis, solo per ricordare alcuni top player), che grazie a una chimica rinnovata promettono di rivolvere molte delle criticità attuali.

L'industria deve solo trovare il modo di utilizzare questi accumulatori di nuova generazione sulle auto da produrre in serie, cosa che quasi certamente avverrà ben prima del 2035. Pensando quadrimensionalmente, dunque, le auto elettriche del prossimo futuro si ricaricheranno più in fretta, conserveranno più capacità con il passare del tempo, costeranno meno e avranno più autonomia. Un processo di evoluzione che possiamo accomunare a quello degli smartphone. All'inizio erano goffi, pesanti, poco potenti, lenti a caricare, con schermi dalla risoluzione infima e tremendamente costosi, l'esatto contrario di oggi, con telefoni di ottima qualità anche a cifre accessibili.

Il problema delle infrastrutture di ricarica

Se l'evoluzione tecnologica dipende moltissimo dai produttori di automobili, un secondo problema chiave necessita dell'intervento dei vari governi. L'Europa e l'Italia hanno bisogno di più stazioni di ricarica, un altro ostacolo che sarà risolto entro i prossimi 14 anni.

Su carta esistono già progetti per costruire tre milioni di punti di ricarica in tutto il vecchio continente entro il 2029, con l'Italia che è nella Top 3 dei Paesi che avranno più colonnine a disposizione degli utenti. Se al primo e secondo posto abbiamo Germania e Francia, l'Italia sarà terza con più di 54.000 punti di ricarica da costruire entro il 2024, che dovranno superare i 350.000 entro il 2029. Se oggi bisogna sgomitare per ricaricare presso supermercati e centri commerciali, e prenotare in anticipo una colonnina pubblica a pagamento, nel 2035 sarà sicuramente più facile trovare un punto di ricarica adeguato, anche in autostrada, con un progetto da oltre 50 milioni di euro già iniziato per costruire 100 nuove stazioni di ricarica presso aree di servizio autostradali entro il 2023 e successivamente 50 stazioni ogni nuovo anno. Viaggiare in elettrico sarà dunque più semplice, non ci sarà bisogno di programmare le soste in dettaglio come facciamo oggi, inoltre lo sviluppo tecnologico ci porterà colonnine sempre più potenti e ricariche sempre più veloci, così che un pieno di carburante e uno di energia possano avere tempi simili.

Energia pulita

Governi e industria hanno dunque già visualizzato quadrimensionalmente ciò che accadrà nel futuro dell'automotive, inoltre diversi produttori hanno già smesso di sviluppare nuovi motori a benzina e annunciato che inizieranno a vendere solo veicoli elettrici ben prima del 2035.

Per fare qualche esempio, la storica casa americana Ford venderà solo veicoli elettrici a partire dal 2030, lo stesso farà la britannica Bentley, Audi invece andrà sull'elettrico già dal 2026 mentre Hyundai ha scelto il 2035. Paesi indipendenti come Israele o il Regno Unito hanno inoltre scelto il 2029 come data limite per vendere auto tradizionali, dal 2030 nei concessionari ci saranno solo veicoli alimentati a batteria o a idrogeno. Gli sforzi congiunti di governi e produttori renderanno dunque lo switch del 2035 più morbido di quanto si potrebbe immaginare, preparandoci un passo alla volta. Non sono pochi inoltre i cittadini italiani ed europei che si sentono già pronti a fare il grande salto, viste le vendite in crescita dei veicoli elettrici nel vecchio continente. In Norvegia, Paese apripista della rivoluzione, il market share mensile delle auto elettriche è arrivato al 62,5% a metà 2021, salendo all'84,7% se si contano anche le vetture Plug-in Hybrid. Solo il 3% delle nuove immatricolazioni mensili è formato da auto a benzina, con il gasolio scendiamo al 2,3%.

Nel piccolo Paese nordico insomma le auto tradizionali sono prossime al pensionamento già a inizio 2022. Perché la trasformazione sia infine completa, resterà da sciogliere solo un altro grande nodo: bisognerà trovare la corrente elettrica per alimentare tutte le nuove auto a zero emissioni che verranno vendute prima e dopo il 2035, tutta energia che dovrebbe arrivare da fonti rinnovabili perché gli sforzi di industria e cittadini non siano vani.

Come detto in apertura, l'idea dello switch elettrico in campo automotive è nata soprattutto per aiutare l'ambiente e rendere più vivibili le grandi città, e sarà quasi tutto inutile se per creare nuova energia elettrica si continuerà a utilizzare carbone e altri combustibili fossili. Per risolvere questa parte di problema si ricorrerà probabilmente all'eolico, al fotovoltaico e al nucleare (quanto è sicuro e sostenibile il nucleare oggi?), anche questa parte della storia però merita oggi una grande immaginazione quadrimensionale. Diamo tempo al tempo.