Piquet vs Mansell: la rivalità dei ruggenti anni Ottanta

Una rivalità lunga un decennio che ha segnato gli anni Ottanta, tra motori turbo e battaglie politiche, infine esplosa alla corte di Frank Williams.

Piquet vs Mansell: la rivalità dei ruggenti anni Ottanta
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Nella più bella F1 di tutti i tempi per molti addetti ai lavori, quella dei ruggenti anni Ottanta, caratterizzata dall'introduzione dei motori turbo da oltre 1.000cavalli di potenza che rendono le auto ingestibili a fronte di un'ancora rudimentale e poco incisiva aerodinamica, spiccano delle figure leggendarie. Si è da poco spento l'astro di Gilles Villeneuve (abbiamo ricordato di recente la storia di Villeneuve e Pironi), ci sono "il Professore" Alain Prost, il veterano Niki Lauda e muove i suoi primi passi il talento cristallino Ayrton Senna.
All'appello mancano ancora due piloti dal carattere che si potrebbe definire agli antipodi: il primo, da Upton-upon-Severn, porta degli enormi baffi ed è uno scontroso quanto coraggioso e rude suddito di Sua Maestà la Regina, Nigel Mansell.
Il secondo è invece un dissacrante quanto scanzonato brasiliano di Rio De Janeiro che risponde al nome di Nelson Piquet. In comune i due piloti hanno un talento fuori dal comune, uno spettacolare stile di guida e il fatto di aver condiviso il box della scuderia inglese Williams per due anni, nel 1986 e 1987.

A star is born: Nelson Piquet si svela al mondo

Il leone d'Inghilterra e l'estroverso viveur brasiliano hanno condiviso in F1 la bellezza di 12 stagioni, dal 1980 al 1991, con uno score di 8 a 4 in favore del brasiliano, un bilancio però in equilibrio (1-1) nei due anni trascorsi come compagni di squadra. Molto diversa è però la storia che li ha portati a incontrarsi e poi scontrarsi alla corte di Frank Williams e dell'ingegnere e co-fondatore del team Patrick Head.

Nelson Piquet, classe 1952, è già in F1 da due stagioni quando Nigel Mansell, di un anno più giovane, fa il suo debutto sulla griglia di partenza del mondiale al volante della Lotus. In quel 1980, mentre l'inglese giovane e sinesperto annaspa con una vettura passata nel giro di due anni dall'essere un'auto da titolo a una delle peggiori della griglia, Piquet si rivela al mondo centrando - al quarto GP della stagione (degli USA West), sul tracciato cittadino di Long Beach, la Montecarlo d'America - la sua prima pole e la prima vittoria. Anch'esso era a bordo di una vettura inglese, quella Brabham in grande ascesa e guidata al muretto da un uomo che farà la storia della F1: Bernie Ecclestone. Sarà la prima di tre vittorie per il brasiliano, vicecampione del mondo a fine stagione, dietro alla Williams dell'australiano Alan Jones. 52 punti contro gli zero di Mansell, per gran parte della stagione collaudatore del team inglese e schierato in gare ufficiali solo in tre occasioni.

L'anno della svolta: 1981

L'anno successivo è uno spartiacque per entrambi i piloti, Mansell disputa la sua prima stagione completa in F1 mostrando sprazzi del suo talento mentre ancor più fragoroso è il successo di Piquet, campione del mondo all'ultimo atto contro l'argentino Carlos Reutemann nel tracciato ricavato attorno al celebre casinò Ceasar's Palace di Las Vegas.

Il brasiliano, dopo un difficile 1982, concederà il bis iridato nel 1983 sempre con la Brabham spinta dal poderoso propulsore BMW e dall'iconica forma di freccia progettata dal genio dell'aerodinamica sudafricano Gordon Murray, un'auto però divisiva e circondata da non pochi dubbi sulla regolarità delle proprie benzine. Per Mansell invece l'attesa per la sua prima vittoria è ancora lunga. Dovrà attendere il 1985, anno del suo trasferimento alla Williams, quando vincerà consecutivamente a Brands Hatch e Kyalami proponendosi finalmente come un valido title contender per la stagione successiva. Quel 1985 è anche la prima stagione nella quale il Leone inglese riesce a concludere in classifica generale davanti al brasiliano (sesto contro ottavo), giunto ormai alla fine della sua lunga e vittoriosa parabola con il team Brabham. Le statistiche sono impietose in favore del brasiliano: 13 vittorie a 2, 18 pole positions contro 2 ma soprattutto 2 titoli iridati contro gli zero del rivale.

Compagni coltelli: 1986-87

L'auto del momento è la McLaren che nel 1984 ha vinto 12 gare su 16 e che tra quell'anno e il 1991 vincerà tutti i campionati piloti tranne uno ma, dopo aver dominato col nuovo motore turbo Honda tutte le ultime gare del 1985 e avere ingaggiato per il 1986 il due volte campione del mondo Nelson Piquet, la Williams si presenta ai blocchi di partenza come la grande antagonista.

Il 1986 è però anche l'anno che cambierà la vita del patron Frank Williams. Poco prima dell'inizio della stagione, infatti, in un incidente stradale nei pressi del circuito francese Paul Ricard subisce danni spinali che lo renderanno tetraplegico. Senza il controllo del capo, sostituito dalla figura di Patrick Head, e con una rivalità crescente fra i due piloti nel team la stagione che doveva essere trionfale si rivelerà disgraziata per il team inglese. La classifica per tutta la stagione rimarrà fluida, con Prost, Piquet e Mansell racchiusi in pochi punti e Senna a poca distanza da loro, ma nonostante tutto in Williams l'ultima cosa di cui si parla sono le strategie ed è così che la spietata battaglia sportiva e politica fra i due finirà per vanificare delle vere e proprie magie in pista dei due alfieri. Il sorpasso di Mansell a Piquet per la vittoria nella sua Inghilterra, a Brands Hatch, o quella che in Ungheria vede protagonista Piquet il quale, in uno dei sorpassi più belli della storia dell'automobilismo, supera all'esterno l'odiato giovane connazionale Ayrton Senna con l'auto completamente di traverso e a ruote fumanti, nemmeno fosse un kart. Dopo l'Ungheria Mansell va a lamentarsi da Head proprio come dopo Brands Hatch aveva fatto Piquet lasciando intendere, nemmeno troppo velatamente, che il team inglese favorisse il pilota britannico.

Con questo clima si arriva al gran finale di Adelaide, Australia, con la classifica che recita Mansell 70, Prost e Piquet rispettivamente 64 e 63. Al Leone inglese per assicurarsi il titolo basta un terzo posto ma quel giorno la fortuna gli volterà le spalle costringendolo al ritiro per l'esplosione di uno pneumatico mentre viaggiava comodamente verso la gloria proprio in terza posizione.

"La pagina più amara della mia vita", la definirà anni dopo Mansell, un commento sottoscrivibile anche dall'intero team Williams in quanto, per un rifornimento di troppo, Piquet perderà il testa a testa con Prost. La Williams vince nettamente il mondiale costruttori con 45 punti di vantaggio sulla rivale McLaren ma il titolo piloti va incredibilmente al francese Prost.

Sfida senza regole

Il motore TAG-Porsche McLaren del 1987 non è però minimamente competitivo rispetto a quello Honda della Williams e allora per il nuovo anno la lotta si riduce ai soli due alfieri della scuderia di Frank, un nuovo capitolo della rivalità Piquet-Mansell.

Il momento più emozionante della stagione si consuma a Silverstone dove, in un clima di alta tensione prima della partenza, si sente tuonare Williams: "Non cercate di buttarvi fuori a vicenda". In gara il brasiliano Piquet sembra involarsi e a 30 giri dal termine Mansell accusa mezzo minuto di ritardo. È lì che comincia un'incredibile rimonta e a sei giri dalla fine l'inglese idolo di casa è ormai l'ombra di Piquet. A tre giri dalla bandiera a scacchi il sorpasso capolavoro. "Imbocchiamo l'Hangar Straight uscendo da Chapel - ricorda Mansell nella sua biografia - quello è il momento giusto, mi faccio sotto spostandomi leggermente sulla destra. Non avevo intenzione di lanciare un affondo era solo una finta. Piquet si sposta a propria volta e, nel frattempo, ingannato dalla seconda finta sterza violentemente a destra. A quel punto mi lancio all'attacco e lui fa un disperato tentativo per bloccarmi la strada ma ormai ero dentro e lo passo a Stowe. Intorno a me tutta la folla è in visibilio".

Non basterà nemmeno questa manovra a Mansell per aggiudicarsi il titolo. Grazie a una serie di piazzamenti infatti, a due gare dalla fine, Piquet ha 12 punti più di Mansell che pure ha vinto più di tutti in quella stagione, sei successi contro i due del rivale. Ma la sfortuna si accanisce ancora contro l'inglese che a Suzuka non può nemmeno provare a contendere il titolo: il suo weekend di gara finisce anticipatamente per un brutto incidente che lo vede protagonista durante le prove libere, il quale gli causa forti dolori alla schiena.

È dunque il terzo titolo per Nelson Piquet ma anche il suo canto del cigno. Con il suo passaggio a partire dall'anno successivo prima alla Lotus e poi alla Benetton (la Benetton F1 di Schumacher e Piquet messa all'asta) arriveranno ancora tre successi nei restanti quattro anni, anni del nuovo grande dualismo della Formula 1: dopo Piquet-Mansell è giunto il momento di Senna contro Prost. Un duello che proprio Mansell sarà in grado di interrompere per un anno, nel 1992, grazie alla mitica Williams FW14 B dalle magiche sospensioni attive progettata da Adrian Newey. A quasi quarant'anni d'età e dopo la deludente parentesi Ferrari arriva finalmente anche per il Leone d'Inghilterra l'agognato e tanto sofferto titolo mondiale, sedici anni dopo James Hunt, l'ultimo inglese prima di lui ad aver centrato l'iride.