Perché il prezzo della benzina è salito? La situazione tra accise e guerra

Gennaio 2023 è iniziato con una vera e propria stangata per i prezzi della benzina, ma quali sono le ragioni per cui si sta assistendo a questi rincari?

Perché il prezzo della benzina è salito? La situazione tra accise e guerra
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Il 2023 non è partito sotto una buona stella per gli automobilisti, che dal primo giorno di gennaio si sono ritrovati di fronte a rincari importanti per il prezzo di benzina e diesel. Complice di questa situazione anche l'annullamento del taglio delle accise deciso dal Governo Meloni, che ha portato sulla rete autostradale a prezzi fino a 2,50 euro al litro, come mai si erano visti nella storia del nostro Paese.

Rincari sulla benzina in linea con le accise

Sebbene il Governo non escluda un nuovo taglio delle accise, come affermato dal Ministro dell'Economia e Finanze Giancarlo Giorgetti durante un recente question time tenuto al Senato, è indubbio che la scelta dell'Esecutivo - legata a ragioni economiche e scelte politiche rivendicate dagli esponenti dei partiti di maggioranza - sia la principale colpevole di questa stangata che si è abbattuta su milioni di automobilisti da un giorno all'altro.
Dal 1 Gennaio 2023, infatti, le accise sono passate da 47,84 a 57,84 centesimi al litro per la benzina, a 46,74 centesimi/euro al litro per il gasolio e 26,76 centesimi/euro al litro per il GPL.

Emblematici sono i dati diffusi dal Ministero dell'Ambiente, il quale nel monitoraggio settimanale (reso quotidiano dall'ultimo decreto del Governo) ha evidenziato come dall'1 all'8 Gennaio 2023 la benzina in modalità self sia passata da 1,644 a 1,812 euro al litro, mentre il gasolio da 1,708 a 1,868 euro al litro. Speculazione? Secondo la nota governativa no, dal momento che la crescita, rispettivamente di 16,8 e 16 centesimi, è perfettamente in linea con la mancata proroga del taglio alle accise.

Speculazione o guerra in Ucraina?

L'incremento dei costi della benzina però non è certo iniziato nel 2023, e come detto poco sopra anche il precedente Governo guidato da Mario Draghi si era trovato costretto a prendere provvedimenti per calmierare il prezzo dei carburanti.

Nonostante l'opinione pubblica lo imputi alla guerra in Ucraina, che ha preso il via il 24 febbraio 2022 con l'inizio dell'invasione da parte dell'esercito russo, già nelle settimane precedenti si era assistito a un'impennata che però aveva tenuto i prezzi ben lontani da quelli attuali. A spingere i carburanti verso l'alto è stato soprattutto l'aumento del prezzo del Brent, vale a dire il petrolio che viene estratto nel Mare del Nord.
Questo aumento è iniziato nel 2021 dopo il rimbalzo dell'economia globale post-COVID: come avvenuto negli Stati Uniti con i beni di consumo, infatti, ci si è trovati di fronte a un aumento della domanda a fronte di un'offerta calata a causa dei lockdown imposti dai governi nazionali per contenere i contagi.
A incidere però, secondo alcuni studi effettuati dal sito Staffetta Quotidiana - che analizza e monitora il prezzo dei carburanti in Italia - è stato anche l'embargo deciso dall'Unione Europea nei confronti del petrolio russo che è entrato in vigore il 5 dicembre 2022, mentre il 5 febbraio 2023 scatterà quello sui prodotti raffinati dalla Russia.

L'impossibilità di accedere al greggio russo Urals, secondo lo studio effettuato dal sito, ha scatenato un effetto a catena sull'intera filiera logistica dei carburanti, che si sta preparando a un periodo in cui sarà disponibile una quantità inferiore di prodotto: tale problema non riguarda però solo la rete di distributori italiani ma tutta l'Europa e non è un caso che i prezzi della benzina stiano aumentando in tutta l'UE. La paura però è che dal prossimo mese di febbraio, quando entrerà in vigore lo stop ai prodotti raffinati dalla Russia (come il gasolio) la situazione peggiori ulteriormente, con conseguenti rincari alla pompa per gli automobilisti.
Nonostante i falsi miti dell'opinione pubblica, e i proclami di molti, al momento non sono emerse prove di possibili manovre speculative da parte dei gestori. I controlli effettuati dalla Guardia di Finanza hanno portato all'individuazione di 2.809 violazioni, riguardanti però la mancata esposizione/difformità dei prezzi rispetto a quelli indicati o l'omessa comunicazione dei listini al Ministero.

Anche gli esperti sono d'accordo sul fatto che il tema della speculazione al momento abbia poche fondamenta: l'aumento dei prezzi della benzina è dovuto all'eccesso di domanda e al rallentamento della produzione, oltre che a quello che viene definito dall'economista Simona Benedettini sul Corriere della Sera "un collo di bottiglia nell'offerta di petrolio e nella raffinazione del gasolio", e ciò è rappresentato anche dall'andamento dei prezzi nell'Unione Europea, con la Francia che sta vivendo una situazione analoga a quella del Bel Paese.

Il settore della raffinazione italiana risulta particolarmente impattato da questa crisi, e potrebbe soffrire ulteriormente qualora a febbraio 2023 dovessero essere tagliati i flussi di prodotti raffinati dalla Russia. Uno scenario che a oggi appare molto probabile anche alla luce della situazione geopolitica che non fa intravedere spiragli di pace.