Le parole del Governo sulle auto termiche: miopi e fuori dal tempo?

Giorgia Meloni si è detta contraria al ban delle auto termiche del 2035 voluto dall'Europa: ancora una volta ci dimostriamo miopi e impreparati.

Le parole del Governo sulle auto termiche: miopi e fuori dal tempo?
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Lo scorso mese di settembre, in piena campagna elettorale per le Elezioni Politiche del 2022, Matteo Salvini ha tuonato contro la decisione dell'Unione Europea di fermare le vendite di auto termiche a partire dal 2035. Abbiamo pensato fosse una classica uscita da campagna elettorale per l'appunto, una voglia di solleticare un'opinione pubblica che ha ancora poco chiaro il contesto generale legato alle auto elettriche, la conferenza stampa di fine anno del neo insediato Governo Meloni però non ha fatto altro che calcare ulteriormente la mano - dimostrando forse una sorta di miopia rispetto ai cambiamenti globali che stanno avvenendo. È stata proprio Giorgia Meloni, l'attuale Presidente del Consiglio, a giudicare in maniera negativa la decisione dell'Europa di fermare le vendite delle classiche auto a benzina o diesel.
È chiaro che su alcuni punti della decisione UE si può discutere, del resto fra i 27 Paesi membri ogni nazione è differente e si trova più o meno in vantaggio rispetto allo switch, l'esecutivo Meloni però dimentica un fattore fondamentale, ormai imprescindibile: che la politica decida o meno di bannare le auto termiche, i produttori hanno già deciso cosa fare e presto i motori a benzina e diesel non verranno neanche più prodotti e le fabbriche verranno riconvertite.

Non è più una questione politica: non verranno più prodotti motori termici

È per questo motivo che definiamo l'atteggiamento del Governo Meloni miope rispetto a ciò che sta accadendo nel mondo. L'Italia può anche puntare i piedi e tuonare di non essere d'accordo con il ban delle auto termiche, in ogni caso sul mercato le vetture a benzina e diesel sono comunque destinate a sparire.

Vi facciamo qualche esempio pratico: l'intero Gruppo Stellantis, che al suo interno conta ben 14 marchi di caratura internazionale, diventerà solo elettrico dal 2030. Verrano travolti da questa rivoluzione Fiat, Alfa Romeo, Peugeot, Opel, Citroen, DS, Jeep, Lancia e persino Maserati, solo per ricordarne alcuni (ne parliamo meglio qui, nell'articolo I motori termici hanno gli anni contati). Anche Nissan non importerà più motori termici in Europa a partire dal 2030, Renault invece fermerà del tutto la produzione nello stesso anno per passare alle sole auto elettriche. Persino Toyota, un marchio che fino all'ultimo secondo utile ha provato a soffiare sulle vele della tecnologia Full Hybrid, si è arreso: entro il 2030 arriveranno più di 20 modelli elettrici del marchio giapponese, con Lexus (brand luxury di Toyota) che diventerà solo elettrico dal 2030 nel vecchio continente. Audi, brand famoso soprattutto per la sua sportività, non produrrà più motori termici a partire dal 2033, BMW e MINI invece abbandoneranno le auto classiche a partire dal 2030 insieme a un colosso come Ford.
Anche Hyundai taglierà presto il supporto alle auto termiche, addirittura il brand sudcoreano ha già annunciato che in Norvegia non venderà più auto termiche dall'1 gennaio 2023, dunque ora, ben 12 anni prima del ban voluto dall'Europa.

Per chiudere in bellezza, Jaguar smetterà di produrre auto termiche a partire dal prossimo 2025. Dopo questa carrellata, che speriamo sia stata alquanto esaustiva, provate a immaginare quale potere potrà avere il Governo Meloni di fronte all'intera industria automotive mondiale... Bene, vi siete già dati una risposta?

Piangersi addosso oppure darsi da fare

Arriviamo così al punto, schietto, senza fronzoli: il mondo non sta cambiando, è già cambiato, la rivoluzione legata al settore automotive è cominciata e non si potrà fermare perché gli investimenti, i soldi in ballo, sono troppi per una qualsiasi marcia indietro in questo preciso momento storico.

Siamo d'accordo sul fatto che il passaggio alle auto elettriche ci metterà di fronte a diverse sfide, è anche palese che i soli EV non potranno salvarci dall'inquinamento e dal surriscaldamento globale, bisognerà prendere decisioni importanti anche in altri ambiti. In ogni caso sarà uno switch che dovremo affrontare di petto, attuando una vera e propria rivoluzione culturale, installando sempre più colonnine Fast Charge, investendo in tecnologie in grado di rendere più veloci le ricariche. Ricaricare nello stesso tempo di un rifornimento di benzina renderà l'utilizzo delle elettriche assolutamente normale, già oggi non è sempre necessario avere una wallbox casalinga, ne abbiamo parlato nell'articolo Acquistare un'auto elettrica senza avere una wallbox. Se una vettura ha 400 km di autonomia, e voi percorrete 25-50 km al giorno, basta ricaricare una volta a settimana, tanto per fare un esempio; ci sono auto termiche che percorrono meno di 400 km con un pieno eppure nessuno di noi ha una pompa di benzina in garage... detto ovviamente come provocazione, sappiamo bene che a livello di infrastruttura a oggi c'è tantissimo lavoro da fare (la Francia lo ha capito e sta aiutando i piccoli distributori a installare colonnine).

In questo preciso momento storico abbiamo due sole strade che possiamo prendere: la prima è piangerci addosso, dare colpe random alla Cina e lodare le proprietà dei motori termici, la seconda è rimboccarsi le maniche e farsi trovare pronti alla sfida del 2035 - ciò che sta facendo proprio la Cina, che neppure ha scadenze di fattore politico e non è neanche interessata a preservare il clima ma solo il profitto.

Si può montare qualsivoglia critica all'industria cinese, bisogna però riconoscere che in questi anni difficili si è subito data da fare, innescando una filiera produttiva di auto, motori elettrici e batterie da far impallidire chiunque nel resto del mondo, il tutto mentre noi accarezzavamo i nostri vecchi motori termici, cosa che continuiamo a fare per giunta. Ora che la Cina è pronta a esportare i suoi nuovi prodotti in tutto il mondo, puntiamo il dito dicendo che stiamo svendendo a loro il nostro mercato. Troppo semplice, troppo facile scaricare le colpe su altri: parliamo di un Paese che si è dato da fare, ha percepito le potenzialità di crescita di un settore e adesso ha intenzione di sfruttarle tutte quante.

Cos'ha fatto l'industria italiana nel frattempo? È rimasta, come spesso accade, immobile a guardare, incapace di vedere al di là del proprio naso, ritrovandosi a piangersi addosso assieme a tutti gli attuali governanti. In tanti non hanno visto di buon occhio la fusione del Gruppo FCA con quello francese di PSA, senza Stellantis però quel poco di industria automotive italiana rimasto probabilmente sarebbe già morto del tutto, schiacciato dai cambiamenti del tempo, ora invece le uniche opportunità arrivano dai motori elettrici sviluppati in Francia che saranno montati anche su tutte le nostre vetture """Made in Italy""", proprio a causa di quell'immobilismo che la conferenza di fine anno di Giorgia Meloni non ha fatto altro che confermare (il tutto mentre Salvini invitava Elon Musk a costruire una fabbrica Tesla in Italia, così dal nulla).
Provate a chiedere alla Germania come si affronta uno switch simile con BMW, Mercedes-Benz e l'intero Gruppo Volkswagen che da tempo lavorano per convertire fabbriche e crearne di nuove per produrre EV e batterie in Europa, potete persino prendere gli USA come esempio, con Tesla che ha spianato la strada a Ford, GM & co.

Tuttavia riconosciamo che le parole del Presidente del Consiglio potrebbero essere solo una fine strategia, che probabilmente verrà messa in atto spesso nei prossimi anni: per abbracciare l'opinione di una larga fetta di popolazione italiana, si "spara" qualcosa di grosso che di sicuro l'Europa non potrà approvare per i motivi più disparati, in questo modo si potrà scaricare a tempo debito la colpa su qualcun altro.
"Noi vogliamo questo ma non ce lo fanno fare", quando magari si tratta di un qualcosa che palesemente non può essere accettato dagli Stati membri - e su questo fronte la recente vicenda del POS non obbligatorio fino a 60 euro è emblematica. Si è alzato tantissimo fumo per qualcosa che l'UE non avrebbe mai lasciato passare e lo stesso, lo sottoscriviamo, accadrà con le auto elettriche. La politica però non è il gioco dello scaricabarile, è responsabilità, crescita, cultura, aggregazione, innovazione, tutte cose di cui da un po' di tempo a questa parte sentiamo tanto la mancanza.