Il paradosso dell'idrogeno: una fonte pulita creata in modo sporco, per ora

La Francia e altri Paesi europei, Italia comprsa, stanno scommettendo sull'idrogeno. A che punto siamo con la ricerca e lo sviluppo?

Il paradosso dell'idrogeno: una fonte pulita creata in modo sporco, per ora
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Nonostante il mercato abbia chiaramente deciso di spingere verso le auto elettriche alimentate a batteria, ci sono diversi Paesi che credono ancora fermamente nell'idrogeno. Un'alimentazione non deve necessariamente primeggiare sull'altra, batterie agli ioni di litio (così come batterie allo stato solido) e celle a combustibile possono benissimo convivere (anzi qualcuno nel frattempo pensa anche ai biocarburanti) e Paesi come la Francia credono fortemente in questo - motivo per cui stanno arrivando sul piatto investimenti corposi proprio per spingere l'idrogeno.
Un'alimentazione che il governo francese vorrebbe non solo sulle quattro ruote ma persino sulle due. Stanno infatti prendendo piede i primi scooter elettrici a idrogeno, una soluzione a emissioni zero che potrebbe far gola a diversi utenti, la strada per l'affermazione di questa tecnologia è ancora lunga e ci sono diversi ostacoli da superare. Cerchiamo di capire quali.

L'idrogeno arriva a bordo degli scooter elettrici

Gli scooter elettrici a batteria stanno vivendo un vero e proprio periodo di boom in tutta Europa, Italia compresa, del resto è ancora attivo l'Ecobonus per acquistare moto e scooter elettrici a prezzo ridotto.

Tuttavia in futuro potremmo avere anche delle valide opzioni a idrogeno, che potrebbero spingere implicitamente la diffusione delle auto H2, anche se serviranno massicci investimenti sul fronte della produzione dei veicoli, della creazione dell'idrogeno e soprattutto delle stazioni di rifornimento (la cui mancanza ha costretto James May a vendere la sua Toyota Mirai). È ciò in cui sta credendo la Francia, che ha annunciato l'intenzione di investire 2 miliardi di euro per lo sviluppo dell'idrogeno nel biennio 2021-2022 e vuole arrivare a un totale di 7 miliardi entro il 2030. Ovviamente sono tutti soldi che puntano alla diffusione trasversale dell'idrogeno, per le quattro e le due ruote, non solo per gli scooter. Su questo secondo fronte però c'è parecchia curiosità, anche grazie a veicoli come il nuovo Mob-ion TGT - che potrebbero rendere superfluo lo scooter ibrido sperimentale batteria-benzina di NIU.

Il Mob-ion TGT a idrogeno

Parliamo di uno scooter elettrico disponibile in due versioni, con potenza da 3 kW/4 CV e da 6 kW/8 CV. Viene venduto con batterie LFP da 10 kWh oppure NMC da 16 kWh, mentre è in dirittura d'arrivo la variante a idrogeno. TGT significa in francese "Très Grands Trajets", letteralmente "viaggi molto lunghi", un nome che è tutto un programma - visto che l'autonomia massima dello scooter è di ben 400 km, una cifra che a bordo di un veicolo simile non avevamo ancora incontrato.

Non tutti gli utenti hanno bisogno di un range simile a bordo di uno scooter, pensiamo però ai professionisti, a chi lavora con le consegne a domicilio, a chi fa il pony express, che in questo modo potrebbe lavorare tutto il giorno senza inquinare, producendo solo acqua come elemento di scarto.

La produzione dell'idrogeno è davvero green?

Ovviamente la questione non è lineare come si potrebbe credere, poiché esistono diversi modi per creare l'idrogeno adatto ad alimentare i veicoli - al pari dell'energia elettrica.

Non tutti questi metodi sono puliti e a zero emissioni, anzi: i più economici producono parecchie emissioni di CO2, affidarsi esclusivamente a questi processi renderebbe vano lo sforzo di uno switch all'idrogeno per la salvaguardia del pianeta. Creare tecnicamente dell'idrogeno totalmente green è possibile ma richiede un discreto esborso di denaro, è infatti necessario affidarsi al fotovoltaico e all'eolico per separare l'idrogeno dall'ossigeno. Come per l'energia elettrica è dunque fondamentale appoggiarsi a fonti rinnovabili e abbandonare quelle fossili per rendere tutto il processo davvero efficace. Mentre in Francia si spostano milioni di euro per l'idrogeno, cosa succede in Italia?

L'idrogeno in Italia

Nel Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) sono presenti 3,2 miliardi di euro per la ricerca, la sperimentazione, la produzione e infine l'utilizzo dell'idrogeno. Nel caso italiano si differenziano due tipi di idrogeno.
Il Grey Hydrogen gode di un processo produttivo con emissioni di CO2 pari a quelle generate dalla combustione del gas naturale, con il Blue Hydrogen invece si parla di emissioni bassissime e spesso nulle ed è certamente il cavallo su cui puntare prima di saltare all'idrogeno totalmente verde - visto che oggi il 95% dell'idrogeno prodotto per elettrolisi deriva da fonti fossili, solo il 5% è davvero "green" (come affermato da StartMag).

Miglioreranno le cose, o almeno si spera, le nuove Hydrogen Valley che stanno sorgendo in tutta Europa, con l'Italia in prima linea grazie all'impegno di Lombardia, Puglia, Lazio e Sicilia - nella speranza che altre regioni possano unirsi alla corsa. La strada per rendere l'idrogeno un'alimentazione di massa è ancora lunga, eppur qualcosa si muove direbbe probabilmente Galileo.