La Panda 4x4 va in pensione: storia di un modello leggendario

A spasso nella storia con la Panda 4x4: la vettura per ogni terreno e condizione va in pensione a quarant'anni di distanza dal suo mitico debutto.

La Panda 4x4 va in pensione: storia di un modello leggendario
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"Questa Panda corre a 135 km/h sull'asfalto. Come tutte le Panda consuma poco, è comoda per cinque persone e ha spazio per molti bagagli. È allegra, solida e briosa, ma può fare molto di più: arrampicarsi senza problemi su pendenze fino al 50% o affrontare neve e ghiaccio, fango e sabbia senza fatica". Questa è la definizione che la Casa torinese FIAT dà della neonata Panda 4x4 nel suo primo video di presentazione. Una vettura che riprende tutte le caratteristiche e i vantaggi della versione normale introducendo però le quattro ruote motrici, innovazione intorno alla quale ruotano tutte le modifiche portate al modello base. Nasce così il leggendario fuoristrada leggero FIAT, un veicolo funzionale per il lavoro e il tempo libero, economicamente poco impegnativo eppure ricco di soddisfazione per i viaggiatori del terreno difficile.

1983: la Panda mette le quattro ruote motrici

Mentre nelle radio italiane i Righeira cantavano Vamos a la playa e nelle sale Brian De Palma lanciava il suo iconico Scarface, nel giugno 1983 debuttava anche l'evoluzione di quel capolavoro di Giorgietto Giugiaro nato sotto la dicitura di "progetto 141" ma poi divenuto noto a tutti, a partire dal 1980, con il celebre nome Panda, l'auto che non doveva far rimpiangere le mitiche 126 e 127.

Se l'estetica della nuova versione - stiamo naturalmente parlando dell'agile e scattante 4x4 - risulta simile al noto allestimento Super del classico pandino, la meccanica è invece tutta da scoprire. Mossa da un motore a quattro cilindri aste e bilancieri di 965 cm3 (lo stesso dell'Autobianchi A122LX) la Panda 4x4 era in grado di raggiungere la ragguardevole potenza di 48 CV per una coppia di 69,6 Nm a 3.500 giri. Il cambio - "con primino" - era un manuale a 5 marce, ma a calamitare l'attenzione degli appassionati era la trazione integrale, inseribile anche in velocità fino a 60 km/h tramite una levetta posta vicino a quella del cambio - frutto della collaborazione tra la FIAT e l'austriaca Steyr-Puch, l'azienda che ancora oggi a Graz realizza la classe G Mercedes. Una trasmissione il cui assemblaggio finale veniva realizzato nello stabilimento siciliano di Termini Imerese.

Le caratteristiche di un'icona

Lunga 3,39 metri, solo 50 cm in più di una moderna Smart (con la differenza che nella 4x4 si poteva stare in 5 e con anche un po' di bagagliaio), larga 1,48 metri con il passo di 2 metri e 16 centimetri e un'altezza, importante per l'epoca, di 1,46 metri. La Fiat Panda 4x4 è decisamente squadrata, come se Giugiaro disegnandola avesse prima considerato i passeggeri e poi costruito intorno a essi una sorta di scatola avvolgente. La 4x4, come anticipato, non si differenzia troppo esteticamente dalla Panda standard fatta eccezione per i loghi specifici posti dietro (dove spicca pure quello Steyr Puch) e lateralmente, sui vistosi fascioni paracolpi in poliuretano.

Questi assicurano un uso spensierato della vettura negli angusti parcheggi cittadini o sulle più sconnesse strade di campagna, dove la 4x4 in effetti trova il suo habitat naturale grazie all'altezza da terra di 15,5 cm e agli pneumatici ispirati ai fuoristrada che misurano 145/80 su cerchi rigorosamente in acciaio da 13 pollici. Gli interni sono semplici ed essenziali quanto funzionali, molto simili a quelli dell'allestimento Super ma con pochi dettagli che però fanno la differenza: cruscotto raccolto, il marsupio portaoggetti molto pratico che rimane enorme, soprattutto a destra del volante. Innovativi poi i sedili con la struttura tubolare e il rivestimento in tessuto (o pelle in opzione). Il divano posteriore poteva essere deformato in qualunque modo, totalmente abbattuto, come avviene in quasi tutte le auto, oppure trasformato anche in una sorta di amaca per la gioia dei più piccoli. Abbattendo anche i sedili anteriori poi la Panda si trasformava in un minicamper con un letto intero vero e proprio. Con i sedili posteriori ribassati varia notevolmente la capacità del bagagliaio che diventa addirittura di 984 litri, una "Panda Van" con più bagagliaio di un'Audi Q7 per di più con un portellone posteriore che si apre integralmente, una rarità sulle auto dell'epoca in questo segmento. Tutti ingredienti di un'auto terribilmente concreta, pensata per soddisfare delle precise esigenze quotidiane.

La trazione integrale non penalizzava poi affatto la piccola Panda nell'utilizzo cittadino o su strada perché il suo motore abbinato al peso piuma della vettura (740 kg a vuoto) la rendeva molto brillante. Ci sono poi i rapporti corti del cambio con il "primino" che nella pratica si utilizzava solo nelle partenze in salita, mentre per tutte le altre condizioni di marcia era più che sufficiente partire in seconda. Al debutto inoltre la 4x4 costava meno di 10 milioni di lire, il corrispettivo di 6-7.000 euro attuali, mentre oggi si possono trovare esemplari totalmente da restaurare anche a 1.500 euro, oppure in buone condizioni a 4-5.000 euro.

Evoluzioni e Special Edition

Nel corso degli anni la 4x4 segue gli aggiornamenti estetici delle altre Panda, con un primo importante restyling nel 1986 con la serie chiamata Supernova che adotta l'innovativo motore FIRE da 999 cm3 prima a carburatori poi a iniezione capace di erogare 50 CV, mentre dentro l'abitacolo si perde un po' quel minimalismo tanto voluto da Giugiaro a fronte di un cruscotto più grande, sedili imbottiti e finiture di livello superiore.

Molte sono poi le versioni limitate della ricercatissima - ancora oggi - 4x4, la prima delle quali risale al 1985, prodotta in 5.000 esemplari per smaltire gli ultimi motori A112B054 prima della Supernova. Esternamente la si distingue per la carrozzeria bicolore con adesivi decorativi laterali e posteriori, dove spicca il portellone nero opaco come il tetto. All'anteriore è invece installato il bull-bar con due fari supplementari di profondità. Solo tre i colori: Verde Alpi, Bianco Corfù, Grigio Chiaro Metallizzato. Nel 1991, l'importante restyling della Panda - su interni e calandra, resa simile a quella della Tipo - tocca anche le versioni 4x4 che, a partire dalla primavera dell'anno seguente, diventano riconoscibili per la grande scritta "Panda 4x4" impressa direttamente sul portellone in lamiera. Con una cilindrata di 1.108 cc e una potenza di 50 CV, il nuovo quattro cilindri abbandona l'alimentazione a carburatore in favore di un impianto a iniezione elettronica, fornito dalla Bosch. La gamma si allarga: alle versioni base e S vengono affiancate le più curate Val d'Isère (riservata al mercato francese), Trekking e Country Club, oltre ad allestimenti particolari come il Sisley con accessori quali il lunotto termico e cerchi su cui erano montati di serie dei Pirelli Winter 145 SR 13, in grado di affrontare fango e neve.

All'inizio del 1995 il motore guadagna 4 CV ma le prestazioni rimangono sostanzialmente immutate, con una velocità di punta di poco superiore ai 130 km/h. Nel 2004 arriva la seconda generazione di Panda: la 4x4 si basa sempre su un pianale irrobustito e rialzato (l'altezza da terra è di 160 mm per la 4x4 normale, 165 mm per la più curata Climbing). È il tempo di un sistema di trazione integrale permanente, completamente meccanico e dotato di giunto viscoso, che verrà sostituto nel 2008 da una frizione elettroidraulica Haldex. Esternamente si decide di rendere il modello più "avventuroso" con le fasce di protezione in plastica grezza sulle fiancate e i paraurti rinforzati.

Due i motori: 1.2 a benzina da 60 CV e, dalla fine del 2005, l'eccellente 1.3 Multijet a gasolio da 69 CV, l'arma vincente per fare della Panda 4x4 la fuoristrada più venduta in Italia per tre anni consecutivi: dal 2006 al 2008. Al Motor Show di Bologna del 2005 un'altra bella sorpresa accoglie i fedeli della 4x4. La Panda Cross, ispirata al concept Simba del 2002, entra nel mondo dei piccoli SUV. La meccanica è quella della normale Panda 4x4 ma la carrozzeria è ridisegnata nel frontale (con paraurti di forgia inedita e due coppie di fari tondi), nelle fiancate (irrobustite con un fascione in plastica grigia che protegge anche i parafanghi) e nella parte posteriore (caratterizzata anch'essa da luci circolari e protezioni in plastica). L'unico motore è il 1.3 Turbo-diesel da 69 CV. In ogni caso, la Cross segna l'inizio di un nuovo corso. La terza generazione, quella attuale, nasce nel 2012 e si guadagna subito il favore di pubblico e critica: persino il magazine Top Gear valuta la Panda 4x4 come miglior SUV dell'anno. Più alta da terra, beneficia di una diversa messa a punto di sterzo, cambio, sospensioni e freni, il tutto per esaltare le doti di grande arrampicatrice e l'agilità in offroad. Il sistema di trazione integrale permanente è gestito elettronicamente ed è dotato di un differenziale autobloccante elettronico: denominato Eld (Electronic Locking Differential), consente di ripartire la forza motrice tra le ruote dello stesso asse nel momento in cui una o entrambe cominciano a perdere aderenza. Non manca anche in questa generazione una più grintosa versione Cross: lanciata al Salone di Ginevra 2014, esibisce stile e modifiche tecniche per esaltare ancora di più la storica vocazione offroad: quella che l'ha resa immortale.

Il leggiadro stambecco torinese dalla storia più che quarantennale e ora pronto alla pensione (addio alla FIAT Panda 4x4) ha avuto il merito non solo di soddisfare le tradizionali, cittadine quanto rurali, esigenze quotidiane del popolo italiano quanto anche quello avanguardista di intercettare le esigenze e le mode, anticipando il moderno segmento dell'auto che oggi noi tutti indichiamo con il termine "SUV compatto".