Oggi l'UE discute su Euro 7 e ban del 2035: gli scenari possibili

L'Italia è già in prima fila a Strarburgo per votare NO al bando dei nuovi motori termici a partire dal 2035: cosa succederà?

Oggi l'UE discute su Euro 7 e ban del 2035: gli scenari possibili
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Oggi lunedì 13 marzo è un giorno importante per l'Unione Europea, a Strasburgo infatti si discute sul da farsi con le normative Euro 7 e il blocco delle nuove auto inquinanti a partire dal 2035. L'esito del successivo voto, come avrete capito dalle ultime settimane, non è più scontato come un tempo. Il vertice della coalizione dei Paesi "contrari" alle proposte legate al 2035, fra cui c'è anche l'Italia, inizierà alle ore 15:00 di oggi.
Il nostro Ministro dei Trasporti Matteo Salvini è già a Strasburgo, con lui spingeranno per il NO alle proposte anche la Germania, la Polonia e la Bulgaria a meno di importanti modifiche.
Nello specifico Salvini, il suo collega tedesco Volker Wissing e quello polacco Andrzej Adamczyk chiederanno un atto di "buon senso per tutelare i posti di lavoro e la filiera dell'automotive", il nostro ministro è infatti convinto che un blocco dei motori termici a partire dal 2035 possa seriamente minare l'industria manifatturiera italiana legata all'automotive.

La questione legata al 2035 e il pericolo posti di lavoro

Sicuramente un fattore di rischio c'è eccome, ogni grande rivoluzione comporta delle potenziali perdite sul fronte delle risorse umane (secondo la TV italiana sono 60.000 i posti di lavoro a rischio in Italia, 500.000 in Europa), anche quando non c'è una crisi reale ma solo percepita.

È un discorso molto complesso che potrebbe essere semplificato in questo modo: anche se un settore non è profondamente in crisi, le aziende possono decidere arbitrariamente di tagliare dei posti di lavoro per dare un aggiustamento ai bilanci, dando magari la colpa alla rivoluzione di turno quando magari è soltanto un pretesto (già dall'agosto 2022 Ford ha annunciato 3.000 tagli in nome della transizione solo per fare un esempio, poi il colosso americano avrà avuto le sue buone ragioni per ridurre l'organico). Ma torniamo a fuoco sul problema odierno: pur essendoci un rischio concreto per quanto riguarda il lavoro, il ministro Salvini ignora che diversi grandi gruppi hanno già annunciato lo stop alla produzione dei motori tradizionali, anche prima del 2035, che l'UE decida o no per il blocco (i brand automotive che diventeranno elettrici). Lo abbiamo scritto diverse volte su queste pagine che ormai l'industria automotive, al di là della politica, ha scelto dove direzionare gli investimenti da qui al 2050. Lo sviluppo dei motori termici presso diversi gruppi è già stato fermato, oppure verrà fermato a breve, mentre da qui al 2030 cesserà proprio la produzione poiché veicoli a benzina e diesel sono sempre meno convenienti.

Le fabbriche stanno per essere riconvertite all'elettrico e persino il polo industriale di Cassino appartenente a Stellantis ha annunciato che lavorerà con la piattaforma elettrica BEV STLA LARGE per la produzione di SUV e berline premium a zero emissioni. Le motivazioni con cui l'Italia sta promuovendo il NO a Strasburgo sembrano un grande castello di carta, mentre la Germania sta ponendo l'attenzione sui carburanti sintetici.

Così com'è impostato oggi, il blocco del 2035 permetterebbe solo la vendita di nuove auto elettriche a zero emissioni, a batteria oppure a idrogeno, il Paese teutonico invece chiede che siano inseriti anche potenziali carburanti sintetici (e-fuel) a bassissime emissioni, grazie ai quali i motori termici potrebbero vivere ancora per altre decine di anni.

La normativa Euro 7

Se sulla questione 2035 sono quattro i Paesi convinti del loro NO, la protesta è più strutturale sulla normativa Euro 7, che in linea con il pacchetto Fit for 55 darebbe un'enorme mazzata proprio ai motori termici, decretando potenzialmente la loro fine anche al di là del ban.

La discussione sull'Euro 7 è ancora aperta e sono dodici i Paesi contrari all'attuale proposta (ufficiale la normativa Euro 7). Le motivazioni sono abbastanza semplici: le limitazioni imposte darebbero un duro colpo all'industria, con i produttori che sarebbero costretti a fare investimenti immani per ridurre in maniera importante inquinanti come il particolato e gli ossidi d'azoto. Investimenti che l'industria non ha alcuna intenzione di fare, al contrario abbiamo visto come le somme dei grandi gruppi automotive siano già state spostate sull'elettrico, motivo per cui con il passaggio all'Euro 7 i motori termici andrebbero definitivamente a scomparire. Nessun produttore metterebbe in sviluppo un motore Euro 7, sarebbe troppo difficile e dispendioso, soprattutto in vista di un potenziale ban nel 2035, dunque bisogna capire cosa deciderà l'UE in ultima istanza. Tra gli scenari possibili, l'Unione Europea potrebbe decidere di affossare il ban del 2035 ma confermare l'Euro 7, dunque uccidendo di fatto i motori termici ma senza imporre uno switch, la strada forse più subdola e diabolica.

Al contrario si potrebbe dare l'ok al ban dei nuovi motori termici dal 2035 ma ammorbidire l'Euro 7, così da trovare un compromesso "a metà strada". Una terza via vedrebbe l'Euro 7 e il ban del 2035 confermati ma con una clausola "di revisione" per l'aggiunta degli e-fuel negli anni a venire, qualora dal fronte scientifico arrivassero dati chiari sulle basse emissioni di questi carburanti.

Pensiamo invece che una doppia marcia indietro sia su Euro 7 che sul ban del 2035 sia alquanto improbabile, una scelta che andrebbe contro tutti gli sforzi fatti dalla UE negli ultimi anni per sensibilizzare i Paesi membri in termini di sostenibilità ambientale e riduzione della CO2. Vedremo se in serata il mondo automotive avrà qualche risposta chiara da Strasburgo.