Auto e design: 50 anni di evoluzione fra mercato e tecnologia
Gli ultimi due decenni hanno visto cambiare l'Automotive Design sostanzialmente, grazie all'introduzione di nuove tecnologie e all'evoluzione del mercato.
"Non esistono più le auto di una volta". Quanti di voi hanno pronunciato questa frase almeno una volta nella propria vita, magari più o meno di recente? L'accezione è spesso e volentieri negativa, a indicare che qualcosa di importante col tempo è andato perso. Eppure il salto tecnologico del mondo automotive negli ultimi 50 anni è stato qualcosa di ciclopico, siamo passati infatti in pochi decenni dai motori con carburatore al full electric e dall'assenza di servo sterzo alla guida autonoma. Di cosa ci si lamenta quindi?
Lo stile
Facciamo subito una premessa e archiviamo la questione: le automobili oggi non sono più disegnate dalla matita di una sola persona come accadeva in passato. Nomi leggendari come Marcello Gandini, Walter De Silva, Sergio Scaglietti o Malcom Sayer, che hanno messo la firma su progetti immensi tra cui Lamborghini Miura e Jaguar E-Type, sono soltanto un ricordo di un'epoca conclusa. Questa idea romantica di ricerca e stile è tramontata già da tempo, oggi infatti il design (dove per design intendiamo l'intero progetto, non solo le forme) è curato da un nutrito team che comprende exterior designer, che si occupano dello studio degli esterni, interior designer ,che lavorano in tandem con gli ingegneri elettronici, e i trim designer, che si occupano di tessuti, colori, materiali ecc. A capo di questa squadra c'è un Lead Designer/Project Manager che però deve tenere in considerazione le numerose richieste della dirigenza e del reparto marketing, tutte cose che influenzano non poco l'output finale del progetto. Il marketing detta le regole, i designer agiscono. Non è un segreto e nemmeno un complotto che molte delle nuove auto un po' si assomiglino in alcuni elementi: è semplicemente il prodotto di ciò che il mercato chiede. Facciamo un esempio pratico con due automobili sportive di due epoche diverse: la Lamborghini Countach e l'Alfa Romeo Giulia 2016.
La prima è un progetto voluto da Ferruccio Lamborghini e commissionato al genio di Paolo Stanzani e alla mano di Marcello Gandini (che lavorava all'epoca sotto Nuccio Bertone). Sono stati loro, sotto l'occhio attento di Ferruccio, a studiarla, disegnarla e a renderla l'icona che oggi tutti conosciamo. Ci si accorge subito di come la Countach sia il prodotto di una sola e unica matita, da qualunque lato la si guardi non si può che pensare "questa è una Lambo e questo è il tocco di Gandini".
Viceversa l'Alfa Romeo Giulia è un chiaro esempio di come l'approccio allo stile sia radicalmente cambiato negli anni. Con la Giulia la casa del Biscione si giocava una sorta di all-in dato che intorno al modello si era creata un'aspettativa molto elevata. Una berlina a trazione posteriore con cambio manuale e 510 CV (parliamo ovviamente della QV) era una cosa che non si vedeva in casa Alfa Romeo da tempo immemore e sbagliare un progetto tale era sinonimo di suicidio garantito.
Motivo per cui con questa vettura si è deciso di giocare su un campo sicuro. L'auto è indubbiamente bella e il progetto complessivo assolutamente valido (è stata eletta dalla nostra redazione una delle 10 auto più importanti del decennio passato) ma si nota subito come l'estetica sia figlia di accurate ricerche di mercato e non dell'estro di qualche designer. Mancano forse soluzioni "pazze" e un po' di creatività ma la realtà dei fatti è che nel 2020 non si vendono le auto se sono "brutte" o poco in linea con le richieste degli utenti. Alfa Romeo con Giulia, esattamente come hanno fatto i suoi competitor, ha deciso di prendere per la pancia il suo pubblico, senza curarsi troppo di trovare soluzioni estetiche particolarmente ricercate, andando a vincere senza prendersi troppi rischi.
Gli interni e l'ergonomia
Un dato di fatto è che la tecnologia meccanica invecchia molto più lentamente rispetto a quella elettronica e quest'ultima accelera il ciclo di obsolescenza delle nuove vetture. Gli ultimi anni sono stati oggetto della "dematerializzazione" con il passaggio radicale da analogico a digitale e questa transizione ha portato a un nuovo modo di concepire gli interni dell'automobile, che va a incorporare oggi una parte di "living" che prima non esisteva. Ovviamente anche i canoni ergonomici sono stati completamente rimescolati e abbiamo assistito alla genesi di parecchie soluzioni innovative e interessanti. Primi tra tutti i sistemi di infotainment che sono diventati il nuovo standard e cuore pulsante dell'interno vettura. Grazie all'infinita versatilità degli schermi sono scomparse leve, pulsanti e selettori, dando spazio a stili minimalisti e quasi fantascientifici. L'idea di avere un'auto "astronave" piace alla maggior parte della gente e la dematerializzazione in atto offre nuove tattiche di approccio al progetto, tuttavia c'è il sentimento che ci si stia dimenticando le basi dell'ergonomia.
Con l'arrivo della tecnologia legata all''infotainment si sta osservando un aumento spropositato delle informazioni che il nostro cervello percepisce, con conseguente disorientamento e aumento esponenziale della distrazione in fase di guida. Pensate che secondo uno studio condotto dalla AAA Foundation for Traffic Safety è emerso che selezionare una canzone dal sistema di infotainment dell'auto toglie gli occhi dalla strada per un periodo di tempo tra i 18 e i 25 secondi, in base a modello, configurazione fisica del cruscotto e software utilizzato.
Questo potrebbe essere indice del fatto che gli interni andrebbero ripensati secondo le esigenze del nuovo millennio, con un approccio progettuale che strizzi l'occhio al passato e con un design ottimale, privo di sovraccarico di informazioni e capace di comunicare con l'utente - dialogando inizialmente con la sua forma e con i suoi materiali al fine di farlo sentire a "casa". Esiste un motivo per cui salendo su un'auto d'epoca (non troppo datata) ci si sente a proprio agio: fino a un decennio fa quasi tutti gli abitacoli delle autovetture si erano allineati con una disposizione delle componenti in modo da avere un feeling rapido e intuitivo, mentre oggi tutte queste parti sono state delocalizzate e sostituite da uno schermo rendendo il primo impatto di difficile identificazione. Oggi la sfida è utilizzare le nuovissime tecnologie a disposizione secondo criteri ergonomici corretti, integrando la moltitudine di informazioni che abbiamo bisogno in un design intelligente, funzionale e sicuro.
Auto e design: 50 anni di evoluzione fra mercato e tecnologia
Gli ultimi due decenni hanno visto cambiare l'Automotive Design sostanzialmente, grazie all'introduzione di nuove tecnologie e all'evoluzione del mercato.
"Non esistono più le auto di una volta". Quanti di voi hanno pronunciato questa frase almeno una volta nella propria vita, magari più o meno di recente? L'accezione è spesso e volentieri negativa, a indicare che qualcosa di importante col tempo è andato perso. Eppure il salto tecnologico del mondo automotive negli ultimi 50 anni è stato qualcosa di ciclopico, siamo passati infatti in pochi decenni dai motori con carburatore al full electric e dall'assenza di servo sterzo alla guida autonoma. Di cosa ci si lamenta quindi?
Lo stile
Facciamo subito una premessa e archiviamo la questione: le automobili oggi non sono più disegnate dalla matita di una sola persona come accadeva in passato. Nomi leggendari come Marcello Gandini, Walter De Silva, Sergio Scaglietti o Malcom Sayer, che hanno messo la firma su progetti immensi tra cui Lamborghini Miura e Jaguar E-Type, sono soltanto un ricordo di un'epoca conclusa.
Questa idea romantica di ricerca e stile è tramontata già da tempo, oggi infatti il design (dove per design intendiamo l'intero progetto, non solo le forme) è curato da un nutrito team che comprende exterior designer, che si occupano dello studio degli esterni, interior designer ,che lavorano in tandem con gli ingegneri elettronici, e i trim designer, che si occupano di tessuti, colori, materiali ecc.
A capo di questa squadra c'è un Lead Designer/Project Manager che però deve tenere in considerazione le numerose richieste della dirigenza e del reparto marketing, tutte cose che influenzano non poco l'output finale del progetto.
Il marketing detta le regole, i designer agiscono. Non è un segreto e nemmeno un complotto che molte delle nuove auto un po' si assomiglino in alcuni elementi: è semplicemente il prodotto di ciò che il mercato chiede. Facciamo un esempio pratico con due automobili sportive di due epoche diverse: la Lamborghini Countach e l'Alfa Romeo Giulia 2016.
La prima è un progetto voluto da Ferruccio Lamborghini e commissionato al genio di Paolo Stanzani e alla mano di Marcello Gandini (che lavorava all'epoca sotto Nuccio Bertone). Sono stati loro, sotto l'occhio attento di Ferruccio, a studiarla, disegnarla e a renderla l'icona che oggi tutti conosciamo. Ci si accorge subito di come la Countach sia il prodotto di una sola e unica matita, da qualunque lato la si guardi non si può che pensare "questa è una Lambo e questo è il tocco di Gandini".
Viceversa l'Alfa Romeo Giulia è un chiaro esempio di come l'approccio allo stile sia radicalmente cambiato negli anni. Con la Giulia la casa del Biscione si giocava una sorta di all-in dato che intorno al modello si era creata un'aspettativa molto elevata. Una berlina a trazione posteriore con cambio manuale e 510 CV (parliamo ovviamente della QV) era una cosa che non si vedeva in casa Alfa Romeo da tempo immemore e sbagliare un progetto tale era sinonimo di suicidio garantito.
Motivo per cui con questa vettura si è deciso di giocare su un campo sicuro. L'auto è indubbiamente bella e il progetto complessivo assolutamente valido (è stata eletta dalla nostra redazione una delle 10 auto più importanti del decennio passato) ma si nota subito come l'estetica sia figlia di accurate ricerche di mercato e non dell'estro di qualche designer. Mancano forse soluzioni "pazze" e un po' di creatività ma la realtà dei fatti è che nel 2020 non si vendono le auto se sono "brutte" o poco in linea con le richieste degli utenti.
Alfa Romeo con Giulia, esattamente come hanno fatto i suoi competitor, ha deciso di prendere per la pancia il suo pubblico, senza curarsi troppo di trovare soluzioni estetiche particolarmente ricercate, andando a vincere senza prendersi troppi rischi.
Gli interni e l'ergonomia
Un dato di fatto è che la tecnologia meccanica invecchia molto più lentamente rispetto a quella elettronica e quest'ultima accelera il ciclo di obsolescenza delle nuove vetture.
Gli ultimi anni sono stati oggetto della "dematerializzazione" con il passaggio radicale da analogico a digitale e questa transizione ha portato a un nuovo modo di concepire gli interni dell'automobile, che va a incorporare oggi una parte di "living" che prima non esisteva.
Ovviamente anche i canoni ergonomici sono stati completamente rimescolati e abbiamo assistito alla genesi di parecchie soluzioni innovative e interessanti. Primi tra tutti i sistemi di infotainment che sono diventati il nuovo standard e cuore pulsante dell'interno vettura.
Grazie all'infinita versatilità degli schermi sono scomparse leve, pulsanti e selettori, dando spazio a stili minimalisti e quasi fantascientifici. L'idea di avere un'auto "astronave" piace alla maggior parte della gente e la dematerializzazione in atto offre nuove tattiche di approccio al progetto, tuttavia c'è il sentimento che ci si stia dimenticando le basi dell'ergonomia.
Con l'arrivo della tecnologia legata all''infotainment si sta osservando un aumento spropositato delle informazioni che il nostro cervello percepisce, con conseguente disorientamento e aumento esponenziale della distrazione in fase di guida.
Pensate che secondo uno studio condotto dalla AAA Foundation for Traffic Safety è emerso che selezionare una canzone dal sistema di infotainment dell'auto toglie gli occhi dalla strada per un periodo di tempo tra i 18 e i 25 secondi, in base a modello, configurazione fisica del cruscotto e software utilizzato.
Questo potrebbe essere indice del fatto che gli interni andrebbero ripensati secondo le esigenze del nuovo millennio, con un approccio progettuale che strizzi l'occhio al passato e con un design ottimale, privo di sovraccarico di informazioni e capace di comunicare con l'utente - dialogando inizialmente con la sua forma e con i suoi materiali al fine di farlo sentire a "casa".
Esiste un motivo per cui salendo su un'auto d'epoca (non troppo datata) ci si sente a proprio agio: fino a un decennio fa quasi tutti gli abitacoli delle autovetture si erano allineati con una disposizione delle componenti in modo da avere un feeling rapido e intuitivo, mentre oggi tutte queste parti sono state delocalizzate e sostituite da uno schermo rendendo il primo impatto di difficile identificazione.
Oggi la sfida è utilizzare le nuovissime tecnologie a disposizione secondo criteri ergonomici corretti, integrando la moltitudine di informazioni che abbiamo bisogno in un design intelligente, funzionale e sicuro.
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