Il Coronavirus ferma l'automotive: i danni dalla Cina agli USA

Dopo aver aggredito la Cina, il Coronavirus è sbarcato in Europa e si affaccia negli USA, con il mercato automotive in pezzi.

Il Coronavirus ferma l'automotive: i danni dalla Cina agli USA
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Dopo aver piegato un Paese immenso come la Cina, il Coronavirus è infine arrivato nella nostra Italia - ed è proprio a causa sua che siamo tutti rintanati in casa, per non peggiorare ulteriormente un'emergenza sanitaria che ha già saturato le strutture del nord. Mentre tutti sperano che la malattia venga efficacemente contenuta al sud, il virus si sta pian piano affacciando anche sul resto d'Europa e negli Stati Uniti, con misure più e meno drastiche in procinto di condizionare la vita della popolazione globale. Una pandemia di dimensioni gigantesche che ovviamente avrà importanti ripercussioni anche nel mondo automotive. Non c'è un solo settore economico che non sarà toccato dall'emergenza, in questa sezione però vogliamo guardare con più attenzione alle quattro ruote, con vendite e immatricolazioni ai minimi storici e impianti fermi a macchia di leopardo.

Il crollo cinese

In Cina sappiamo bene cos'è successo, con aziende come Tesla, Toyota e moltissime altre che a causa del Coronavirus hanno chiuso - questo ormai settimane fa - i loro impianti nel Paese asiatico. Ora che l'emergenza in Cina è stata praticamente smorzata, gli stop stanno arrivando nel vecchio continente, anche Ferrari che pensava di andare avanti con la lavorazione ha infine alzato bandiera bianca nelle ultime ore. FCA invece ha scelto una strategia più morbida, una chiusura temporanea (2-3 giorni) dei suoi principali impianti italiani per mettere i suoi lavoratori in sicurezza, non sappiamo però se in settimana le porte si riapriranno davvero oppure no. Nel frattempo però possiamo fare un po' di conti: partiamo proprio dalla Cina, un Paese che esporta ogni anno 34 miliardi di dollari in parti e pezzi utili all'assemblaggio di automobili in tutto il mondo. Le aziende occidentali che sono rimaste operative hanno comunque dovuto frenare i ritmi a causa della mancanza di elementi, inoltre sempre nel Paese asiatico, uno dei più grandi mercati automotive del mondo, a febbraio le vendite hanno registrato un sonoro -80%, un disastro che farà certamente far saltare molti piani di bilancio e che potrebbe arrivare con la stessa intensità da noi a marzo. Anche Tesla non sarà risparmiata, che con la messa in funzione della Giga Shanghai pensava di mettere a segno un primo trimestre 2020 da record e invece la festa è del tutto rimandata.

Mesi da cancellare

Torniamo invece in Italia: abbiamo già parlato degli impianti chiusi oppure in attesa di esser messi in sicurezza, ma abbiamo davvero bisogno che la produzione continui in queste settimane di chiusura totale? Servirebbe di certo per tenere gli operai attivi e scongiurare la cassa integrazione, il mercato però è per ovvi motivi quasi congelato. A febbraio 2020, mese in cui più o meno ci siamo mossi in assoluta normalità su tutta la penisola, si è registrato comunque un calo delle immatricolazioni del -8,80%, con 162.793 unità vendute contro le 178.493 di febbraio 2019.

Marzo 2020 sarà un mese da dimenticare completamente, da cancellare dal calendario (e per molti settori purtroppo, non solo l'automotive), poiché la gente è rintanata in casa per decreto e i negozi sono chiusi. Nel frattempo - e questa potrebbe essere una buona notizia - circa 8 milioni di automobilisti potrebbero vedere la scadenza della loro polizza assicurativa rinviata a causa del Coronavirus. Le compagnie, magari in accordo col Governo, potrebbero rinviare le scadenze che cadono nella finestra fra il 21 febbraio e il 30 aprile - beneficio già attivo nelle Zone Rosse del nord Italia e che potrebbe essere esteso anche altrove. È comunque ancora presto per fare un calcolo - anche indicativo - dei danni a livello globale, anche perché in alcuni Paesi l'emergenza deve ancora (e purtroppo) esplodere in modo serio, cosa di cui la maggioranza dei virologi è ormai certa. Adesso è tempo di aspettare e sperare, sognando un ritorno alla normalità.