Se negli ultimi mesi avete provato ad acquistare una bicicletta, magari elettrica, sapete già di cosa stiamo parlando: è molto difficile trovarne una disponibile e i tempi di consegna sono talvolta biblici, a meno di casi molto particolari o di clamorosi colpi di fortuna. Il mercato è in assoluto affanno, anche se i motivi alla base non sono del tutto negativi, anzi. Nell'ultimo anno e mezzo si è verificato un vero e proprio boom di richieste, una valanga di prenotazioni e acquisti a cui non tutte le aziende hanno saputo rispondere a dovere, anche perché martoriate da mesi di chiusura causa COVID-19. Dopo aver terminato le scorte si sono ritrovate con l'acqua alla gola non solo piccole realtà locali, anche colossi come Shimano, delle cui difficoltà abbiamo già parlato lo scorso giugno nell'articolo Troppi ordini per Shimano e ritardi biblici. Al di là del virus, come ci siamo trovati in questa situazione surreale? Perché diverse aziende hanno deciso di riportare la produzione dalla Cina al vecchio continente? Ma soprattutto, quando avremo le nostre bici?
Ritorno alla bicicletta
Potremmo cominciare con una semi citazione evangelica: in principio era il lockdown. Con il Coronavirus che intasava gli ospedali, lo smart working e un'idea di futuro sempre più individuale, con la gente spinta lontana dagli affollati mezzi pubblici, luoghi ad alta trasmissione virale, ha iniziato a prendere corpo e anima una proposta che ha generato non poche discussioni.
Ci riferiamo al Bonus Mobilità 2020, che ha dato la possibilità a oltre 600.000 italiani di acquistare con il 60% di sconto biciclette muscolari (per approfondire: tutti i numeri del Bonus Bici e Monopattino), e-bike e monopattini elettrici (si potevano acquistare anche altri veicoli di mobilità individuale ma queste tre categorie sono state le più vendute), con un rimborso fino a 500 euro per ogni modello. Un autentico successo, che ha creato lunghe file al di fuori dei negozi specializzati nelle prime settimane di attuazione, per non parlare del volume d'affari smosso online, con colossi come Amazon che si sono attrezzati subito per ospitare gli appassionati, creando guide e pagine dedicate agli acquisti. Questo fenomeno non solo ha fatto volare un settore che causa COVID stava soffrendo enormemente, ha anche avvicinato al mondo delle biciclette gente che prima di quel momento non aveva mai pensato di acquistare un modello a due ruote.
Merito di quest'ultimo passaggio è stato anche delle e-bike, che grazie alla pedalata assistita hanno permesso (e permettono) a chiunque di andare in bicicletta con minore sforzo, anche a persone più in là con l'età (che poi sono anche le più predisposte a spendere dai 2.000 ai 6.000 euro per una e-bike di qualità).
Dove sono le nostre biciclette?
A confermare tutto questo sono i dati dell'ANCMA: secondo l'Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori, le vendite di biciclette muscolari sono aumentate del 14% nel corso del 2020, quelle di e-bike del 44%. Un successo dunque clamoroso, che però ha creato la penuria di scorte di cui il mercato sta ancora soffrendo - e soffrirà ancora per un bel po'.
Ciò che abbiamo raccontato poco sopra è successo in Italia, un po' tutta Europa però ha visto la richiesta di biciclette crescere vertiginosamente. Tutte le aziende che ne hanno avuto l'occasione hanno aumentato quanto più possibile la produzione, Shimano ha inaugurato un nuovo impianto a Singapore, mentre diversi produttori europei hanno deciso di riportare gli stabilimenti nel vecchio continente visti i ritardi e gli aumenti provenienti dalla Cina.
Se prima del COVID bastavano 3.000 euro per noleggiare un container proveniente dall'Asia, oggi ne occorrono almeno 12.000 (come si può leggere in un ottimo articolo sull'argomento disponibile su PianetaMTB.it). È cresciuta anche la richiesta di materiali e in particolare di alluminio, che da solo ha fatto segnare un +80,4% da aprile 2020 a maggio 2021. Questo ha portato Bianchi a inaugurare due nuovi impianti in Europa, lo stesso ha fatto 3T, che ha appena riportato la produzione delle sue bici in Italia, a due passi da Milano (in basso lo stand 3T agli Emoving Days di Milano). Le aziende promettono a negozianti e clienti che le biciclette arriveranno, neppure loro però riescono a dare date precise, anche perché spesso dipende dagli arrivi dei container via mare, un argomento alquanto spinoso che non ha nulla di certo.
L'alba della rivoluzione
L'attuale fenomeno legato alla voglia di bicicletta non accenna a diminuire, sempre più persone sono interessate alle due ruote a pedali, soprattutto elettriche; c'è chi ha addirittura preventivato che le bici arriveranno a vendere più delle automobili su base annua, almeno nel vecchio continente. Dal nostro punto di vista, si tratta sicuramente di una notizia eccezionale: è superfluo ricordare quanto la bicicletta faccia bene al nostro organismo se usata con regolarità, anche le e-bike hanno i loro ottimi effetti sulla salute nonostante l'assistenza elettrica.
Inoltre sono veicoli che hanno costi di gestione irrisori e non inquinano, una vera manna per le nostre metropoli ingolfate di smog. Ciò che è necessario in questo momento è che l'industria prenda il coraggio a due mani e investa in nuovi centri produttivi, assieme a governi e istituzioni locali che sono gli unici soggetti in grado di costruire piste ciclabili e favorire l'utilizzo delle due ruote a pedali in città, così da alimentare una rivoluzione che probabilmente è soltanto iniziata.
Dov'è la mia bicicletta? Così il mondo delle due ruote è finito in affanno
Acquistare una bicicletta oggi può diventare una vera impresa: come ha fatto il mondo delle due ruote a finire in tale difficoltà?
Se negli ultimi mesi avete provato ad acquistare una bicicletta, magari elettrica, sapete già di cosa stiamo parlando: è molto difficile trovarne una disponibile e i tempi di consegna sono talvolta biblici, a meno di casi molto particolari o di clamorosi colpi di fortuna. Il mercato è in assoluto affanno, anche se i motivi alla base non sono del tutto negativi, anzi. Nell'ultimo anno e mezzo si è verificato un vero e proprio boom di richieste, una valanga di prenotazioni e acquisti a cui non tutte le aziende hanno saputo rispondere a dovere, anche perché martoriate da mesi di chiusura causa COVID-19.
Dopo aver terminato le scorte si sono ritrovate con l'acqua alla gola non solo piccole realtà locali, anche colossi come Shimano, delle cui difficoltà abbiamo già parlato lo scorso giugno nell'articolo Troppi ordini per Shimano e ritardi biblici. Al di là del virus, come ci siamo trovati in questa situazione surreale? Perché diverse aziende hanno deciso di riportare la produzione dalla Cina al vecchio continente? Ma soprattutto, quando avremo le nostre bici?
Ritorno alla bicicletta
Potremmo cominciare con una semi citazione evangelica: in principio era il lockdown. Con il Coronavirus che intasava gli ospedali, lo smart working e un'idea di futuro sempre più individuale, con la gente spinta lontana dagli affollati mezzi pubblici, luoghi ad alta trasmissione virale, ha iniziato a prendere corpo e anima una proposta che ha generato non poche discussioni.
Ci riferiamo al Bonus Mobilità 2020, che ha dato la possibilità a oltre 600.000 italiani di acquistare con il 60% di sconto biciclette muscolari (per approfondire: tutti i numeri del Bonus Bici e Monopattino), e-bike e monopattini elettrici (si potevano acquistare anche altri veicoli di mobilità individuale ma queste tre categorie sono state le più vendute), con un rimborso fino a 500 euro per ogni modello. Un autentico successo, che ha creato lunghe file al di fuori dei negozi specializzati nelle prime settimane di attuazione, per non parlare del volume d'affari smosso online, con colossi come Amazon che si sono attrezzati subito per ospitare gli appassionati, creando guide e pagine dedicate agli acquisti. Questo fenomeno non solo ha fatto volare un settore che causa COVID stava soffrendo enormemente, ha anche avvicinato al mondo delle biciclette gente che prima di quel momento non aveva mai pensato di acquistare un modello a due ruote.
Merito di quest'ultimo passaggio è stato anche delle e-bike, che grazie alla pedalata assistita hanno permesso (e permettono) a chiunque di andare in bicicletta con minore sforzo, anche a persone più in là con l'età (che poi sono anche le più predisposte a spendere dai 2.000 ai 6.000 euro per una e-bike di qualità).
Dove sono le nostre biciclette?
A confermare tutto questo sono i dati dell'ANCMA: secondo l'Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori, le vendite di biciclette muscolari sono aumentate del 14% nel corso del 2020, quelle di e-bike del 44%. Un successo dunque clamoroso, che però ha creato la penuria di scorte di cui il mercato sta ancora soffrendo - e soffrirà ancora per un bel po'.
Ciò che abbiamo raccontato poco sopra è successo in Italia, un po' tutta Europa però ha visto la richiesta di biciclette crescere vertiginosamente. Tutte le aziende che ne hanno avuto l'occasione hanno aumentato quanto più possibile la produzione, Shimano ha inaugurato un nuovo impianto a Singapore, mentre diversi produttori europei hanno deciso di riportare gli stabilimenti nel vecchio continente visti i ritardi e gli aumenti provenienti dalla Cina.
Se prima del COVID bastavano 3.000 euro per noleggiare un container proveniente dall'Asia, oggi ne occorrono almeno 12.000 (come si può leggere in un ottimo articolo sull'argomento disponibile su PianetaMTB.it). È cresciuta anche la richiesta di materiali e in particolare di alluminio, che da solo ha fatto segnare un +80,4% da aprile 2020 a maggio 2021. Questo ha portato Bianchi a inaugurare due nuovi impianti in Europa, lo stesso ha fatto 3T, che ha appena riportato la produzione delle sue bici in Italia, a due passi da Milano (in basso lo stand 3T agli Emoving Days di Milano). Le aziende promettono a negozianti e clienti che le biciclette arriveranno, neppure loro però riescono a dare date precise, anche perché spesso dipende dagli arrivi dei container via mare, un argomento alquanto spinoso che non ha nulla di certo.
L'alba della rivoluzione
L'attuale fenomeno legato alla voglia di bicicletta non accenna a diminuire, sempre più persone sono interessate alle due ruote a pedali, soprattutto elettriche; c'è chi ha addirittura preventivato che le bici arriveranno a vendere più delle automobili su base annua, almeno nel vecchio continente. Dal nostro punto di vista, si tratta sicuramente di una notizia eccezionale: è superfluo ricordare quanto la bicicletta faccia bene al nostro organismo se usata con regolarità, anche le e-bike hanno i loro ottimi effetti sulla salute nonostante l'assistenza elettrica.
Inoltre sono veicoli che hanno costi di gestione irrisori e non inquinano, una vera manna per le nostre metropoli ingolfate di smog. Ciò che è necessario in questo momento è che l'industria prenda il coraggio a due mani e investa in nuovi centri produttivi, assieme a governi e istituzioni locali che sono gli unici soggetti in grado di costruire piste ciclabili e favorire l'utilizzo delle due ruote a pedali in città, così da alimentare una rivoluzione che probabilmente è soltanto iniziata.
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