Caro benzina: da 2 lire al litro a 2 euro, i prezzi dal 1936 a oggi

Nel 1936 un litro di benzina costava 2,4 lire: per l'epoca era tantissimo, quasi al pari dei prezzi odierni. Come siamo arrivati a oggi?

Caro benzina: da 2 lire al litro a 2 euro, i prezzi dal 1936 a oggi
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"Un prezzo così non si era mai visto", quante volte negli ultimi mesi e settimane abbiamo sentito questo inquietante ritornello a proposito dei prezzi al litro di gasolio e benzina? Cerchiamo di scoprire se le cose stanno davvero così riavvolgendo quel polveroso nastro che è la storia. Prima di tutto è doveroso passare in rassegna tutti i fattori che incidono sui prezzi del carburante: essi sono il prezzo di produzione e distribuzione della materia più le accise e l'IVA.

Le accise, letteralmente "tributo indiretto applicato sulla produzione o sul consumo di determinati beni" (per es. carburanti, elettricità, alcolici, sigarette, fiammiferi), sono tasse introdotte negli anni per finanziare risposte a determinate emergenze (guerre, disastri ambientali, fondi per la ricostruzione) e che vengono pagate dal produttore o dal commerciante che ne ribalta poi l'onere sul consumatore finale.

Accise e IVA su benzina e diesel

In totale le accise sui carburanti sono 18, 8 introdotte tra il 1956 e il 1996 e 10 tra il 2004 e il 2014; a marzo 2022 pesano per circa per 0,728 euro sul prezzo della benzina al litro e 0,617 per il diesel (in Italia le accise più alte d'Europa sul diesel).

Poi c'è l'IVA (Imposta Valore Aggiunto), una tassa che per quanto riguarda i carburanti (e molti altri beni) è al 22%. Un costo che pesa per circa 0,352 centesimi ogni litro di benzina e 0,330 per il diesel. L'insieme di IVA e accise finisce così per pesare per il 58,6% sul prezzo per la benzina e il 55,1% per il diesel.
Tra i costi variabili c'è poi quello del petrolio (calcolato al barile, ovvero 42 galloni americani, pari a circa 159 litri) e quello della raffinazione; un prezzo che la ripresa economica post-pandemia e i recenti terremoti geopolitici hanno finito per gonfiare. Cosicché rivolgersi al servito in queste lunghe settimane ha significato fare i conti con prezzi in media di 1,95 euro al litro, con punte anche oltre i 2 euro (diesel e benzina superano i 2 euro al litro).
Certamente molto, ma il "record" è solo apparente. Confrontando il prezzo delle benzine a distanza di tempo - tenuto conto del potere d'acquisto della moneta - si scopre infatti che già tre volte nella storia d'Italia la benzina è stata costosa come e anche più di adesso.

La benzina è arrivata a costare più di adesso?

La prima utilitaria prodotta in Italia è stata la Fiat Topolino: era il lontano 1936 e la vetturetta costava 8.900 lire, dieci volte lo stipendio di un bancario. La benzina in quell'anno costava 2,4 lire al litro.

Se si attualizza quel valore si arriva a 2,62 euro attuali. Ma il confronto tra il 1936 e oggi appare davvero forzato perché la motorizzazione non era ancora un fenomeno di massa e l'Italia era ancora una realtà contadina. Ancora nel 1949 solo l'1% della popolazione (composta da 46,5 milioni di unità) disponeva di un mezzo di locomozione: autovettura (267.000 unità) o motoveicolo (171.000 unità) contro le circa 2,0 milioni di unità nel 1960, 11,2 nel 1970, 16,9 nel 1980, 25,6 nel 1990, 29,3 nel 2000, 37,9 nel 2016. Un aumento in mezzo secolo pari a 109 volte.
Sarà solo con il noto "boom" del Dopoguerra, dunque, che la passione per le quattro ruote diventerà davvero di massa, con Fiat 600 (1955) e 500 (1957) che, più delle altre, iniziano a intasare le vie delle nostre città.
La benzina ha un prezzo controllato dal governo: 120 lire nel 1960, 134 lire nel 1972. In quell'anno il carburante costava in pratica come 1,17 euro del 2022 cioè un valore bassissimo, che non si è più ripetuto. Ci si preoccupava poco, all'epoca, dell'inquinamento da motori a scoppio e della disponibilità di petrolio, nel 1973 però ci fu "una doccia fredda", un brusco risveglio mondiale.

Con la guerra del Kippur (vs Israele) i paesi arabi usarono l'arma del petrolio per fare pressione sui Paesi occidentali. I prezzi schizzarono alle stelle e l'Italia, come tutto l'Occidente, scoprì parole come austerity e le domeniche a piedi. Per risparmiare petrolio si fu costretti a intervenire in ogni campo, anche quello televisivo, anticipando il Telegiornale alle 20, mentre tutte le trasmissioni della Rai avevano un coprifuoco fissato per le 22:45. Il costo della benzina era stabilito dal Cip, il Comitato Interministeriale Prezzi, il quale con ripetuti decreti alzò il listino prima oltre le 300 lire poi alla cifra tonda di 500 lire. Ma non era ancora finita.

Con la crisi tra Iran e Stati Uniti seguita alla rivoluzione dell'Ayatollah Khomeyni del 1979 il petrolio tornò ad aumentare e la benzina nel 1980 arrivò a 850 lire, cioè 2,24 euro attuali. Un record per il dopoguerra, rimasto imbattuto proprio fino al 2022. Premere sull'acceleratore costava caro e gli italiani impararono a modificare il proprio stile di guida e a dare grande attenzione al livello dei consumi al momento dell'acquisto di un'automobile.

Dai prezzi amministrati alla piena liberalizzazione

Negli anni successivi il carburante continuò ad aumentare e superò le 1.000 lire al litro però, in anni di forte inflazione, l'impatto sul portafoglio andò a ridursi, al punto che nel 1986 il governo decise di passare da un regime di prezzi amministrati (cioè imposti) alla semplice sorveglianza dei prezzi, per poi arrivare nel 1993 alla piena liberalizzazione, in contemporanea con l'addio alla vecchia benzina al piombo, sostituita dalla "verde".

Una nuova fiammata dei listini si registrò nel 2000, con il prezzo arrivato oltre quota 2.200 lire per la crescita dell'economia mondiale, ma la bolla rientrò spontaneamente e ci si avvicinò al cambio di valuta in una situazione tranquilla. Al contrario di quanto avvenne per molti prodotti, quando il primo gennaio 2002 l'euro prese il posto della lira alla pompa non accadde nulla di sconvolgente e le 2.037 lire furono convertite in 1,050 euro senza speculazioni e arrotondamenti. La forza e la stabilità dell'euro, a quel punto, fecero il resto e per qualche anno il prezzo della benzina uscì dai tormentoni degli automobilisti, colpiti soprattutto dagli aumenti delle assicurazioni Rc auto in seguito alla liberalizzazione del settore.
Ma la crisi ciclica era dietro l'angolo, partita nel sistema bancario statunitense e poi allargatasi all'economia reale del globo per toccare il suo culmine nel 2012. In Italia la benzina arrivò a 1,81 euro. Quasi lo stesso livello nominale di adesso (1,94 euro attualizzato), considerando dieci anni di inflazione. Il resto è storia di oggi: da un lato gli annunci di grandi rivoluzioni in arrivo con il passaggio alla mobilità elettrica, pulita e risparmiosa.

Dall'altro la realtà di speculazioni e guerre energetiche che fanno tornare il calendario agli anni Settanta. E, visto che spegnere la tv alle 22:45 è improponibile, non resta che guidare a bassa velocità: se si viaggia a 80 km/h invece di 100 km/h si risparmia un quinto di carburante (a 110 km/h si risparmia il 20% del carburante). In pratica è come se si pagasse ancora la benzina a 1,50 euro al litro.