Quanta autonomia perde ogni anno un'auto elettrica? Facciamo chiarezza

Ogni auto elettrica, a causa delle attuali batterie agli ioni di litio, perde ogni anno un pizzico di capacità. A che punto siamo con la tecnologia?

Quanta autonomia perde ogni anno un'auto elettrica? Facciamo chiarezza
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Su queste pagine ci occupiamo spesso di autonomia e auto elettriche, solo per fare un esempio di recente abbiamo visto come la NAF norvegese abbia testato il range di 21 modelli elettrici differenti, ora però è arrivato il momento di affrontare un problema talvolta poco dibattuto, anche per semplice mancanza di grandi dati: quanti chilometri di autonomia perde una BEV ogni anno? Un'auto tradizionale, a benzina o a gasolio, non ha certo di questi problemi, anche se occorre in ogni caso una corretta manutenzione per tenere tutta la parte meccanica in ordine.
Le auto elettriche invece hanno proprio un problema "noto" con le batterie, nel senso che l'attuale tecnologia agli ioni di litio ha una sorta di "scadenza" fisiologica, ed è così anche per dispositivi più piccoli come computer e smartphone. Ogni anno, e con il passare dei cicli completi di ricarica, ogni BEV tende a perdere un po' di capacità e dunque di autonomia, ma quanto esattamente? Prima di arrivare a una risposta proviamo a capire le situazioni che potrebbero velocizzare il processo di degradazione degli accumulatori.

Attenzione alla ricarica veloce delle auto elettriche

Partiamo col parlare della ricarica veloce, anche detta Fast Charge. Con gli smartphone abbiamo imparato che una ricarica lenta può aiutare a preservare la capacità con il passare del tempo, è però anche vero che la quasi totalità del pubblico che possiede uno smartphone ricarica il proprio dispositivo ogni giorno, accumulando centinaia di cicli di ricarica in un solo anno di utilizzo.

Con le auto elettriche solitamente funziona in modo diverso, poiché non tutti scaricano per intero la batteria in un giorno di utilizzo. Ricaricare a casa, in maniera più lenta, più aiutare a preservare la carica negli anni, mentre le colonnine Fast Charge - sollecitando pesantemente le batterie a livello termico - possono con il tempo danneggiare alcuni componenti interni delle batterie. Questo può causare "problemi di dialogo" fra catodo e anodo, dunque la capacità totale della batteria potrebbe effettivamente essere sempre meno con il tempo. È infatti consigliato usare le colonnine veloci solo in viaggio o in caso di necessità, non quotidianamente. Per avere una controprova scientifica di questo (come ci hanno suggerito i colleghi di InsideEVs USA), l'Idaho National Laboratory ha testato quattro Nissan Leaf del 2012 caricandone due a 3,3 kW con un caricatore casalingo, due a una colonnina DC a 50 kW. Dopo 64.000 km le auto ricaricate in DC hanno visto un deterioramento della batteria superiore del 3%, non molto, è però una cifra che può aggiungersi ad altre situazioni "dannose".

Temperatura e cicli di ricarica

Pensiamo ad esempio alla temperatura ambiente. Oramai anche chi è poco pratico di BEV sa che in Paesi dal clima particolarmente rigido l'autonomia cala rispetto a normali condizioni di utilizzo, tanto che per vendere le sue auto al di fuori dell'assolata California (e soprattutto in Nord Europa) Tesla ha dovuto aggiungere una pompa di calore alla sua Model Y perché questa non perdesse troppa carica a causa del clima rigido.

Il freddo inoltre rende più lenta la ricarica, oltre a limitare il range totale, il caldo al contrario favorisce una ricarica più veloce (tanto che diverse BEV attuali riscaldano preventivamente le batterie prima di una ricarica Fast), anche se un'esposizione prolungata ad alte temperature abbiamo visto sopra che può danneggiare gli accumulatori con il tempo.
Arriviamo così a parlare dei cicli di ricarica, che abbiamo nominato per gli smartphone ma che funzionano allo stesso modo - purtroppo per noi - con le auto elettriche, almeno finché le nuove batterie a stato solido non saranno finalmente sul mercato (qui una prova degli autobus Mercedes-Benz con batterie a stato solido). All'aumento dei cicli completi (0-100%) decade anche la capacità totale, dunque: Tesla afferma che una Model S perde circa il 5% di capacità al raggiungimento dei 40.000 km, un altro 5% si perde dopo 200.000 km, questo però in condizioni normali, abbiamo visto come diversi fattori possano aumentare la degradazione.

Anche il semplice passare del tempo può determinare un calo delle "prestazioni", le Nissan Leaf di prima generazione erano in grado di perdere fino al 35% di capacità in 8 anni di attività (poco più del 4% ogni anno), oggi invece le cose sono migliorate rispetto a 10 anni fa e sono gli stessi produttori a garantire le loro batterie per 8 anni o 100.000 km con almeno il 70% di carica (nel peggiore dei casi siamo dunque al 3,75% di capacità perduta ogni anno).

Per questo motivo è consigliabile acquistare un'auto elettrica nuova anziché usata, poiché andiamo a godere di tecnologie migliori e una sicura copertura in garanzia, mentre BEV più datate potrebbero avere batterie già abbastanza degradate e uscire presto dalla garanzia - e sostituire le batterie di un'auto elettrica significa sborsare migliaia di euro. Nel caso in cui non riusciate a fidarvi del tutto degli ioni di litio, dovete soltanto "tenere duro" fino all'arrivo di nuove tecnologie più affidabili, con percentuali di degradazione ininfluenti - il che significa pazientare ancora qualche anno.