90 edizioni di 24 Ore Le Mans: 10 auto che hanno fatto la sua storia

Con l'edizione 2022 la 24 Ore di Le Mans festeggia la sua 90esima volta: ripercorriamo la storia della competizione attraverso 10 modelli iconici.

90 edizioni di 24 Ore Le Mans: 10 auto che hanno fatto la sua storia
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È dal 26 maggio 1923 che sui rettilinei della cittadina del dipartimento della Sarthe, nel nord-est della Francia, i maggiori marchi automobilistici e i migliori piloti del mondo si danno battaglia in una corsa lunga ventiquattr'ore con l'unico scopo di macinare il maggior numero di chilometri.
Alcune peculiarità che hanno contribuito a rendere questa corsa celebre, come la partenza a piedi, con i piloti schierati su un lato della pista e pronti a scattare verso le rispettive vetture al segnale dello starter, sono ormai un lontano ricordo ma la tradizione e la magia che si respirano in questo evento motoristico unico nel mondo riescono a rinnovarsi ogni 12 mesi da quasi cent'anni. Tra l'11 e il 12 giugno 2022 andrà in scena la 90esima edizione della maratona automobilistica pour excellence.

Alfa Romeo 8C

Il primo acuto del Bel Paese nella più celebre corsa di durata avviene a opera della Casa del Biscione. È il 1931 quando la 8C disegnata da Vittorio Jano ed equipaggiata con il nuovo motore da 8 cilindri in linea conquista, dopo la Targa Florio e il GP d'Italia, anche la 24 Ore di Le Mans, fino a quel momento dominio quasi esclusivo dei costruttori automobilistici britannici.

Il suo motore era in grado di sviluppare 225 CV a 5.200 giri ed era abbinato a una trasmissione manuale a quattro rapporti, elementi che garantivano una velocità massima di 230 km/h. Pesava appena 1.250 kg ed era lunga 5 metri e larga 1,7. La 8C dopo il trionfo con l'equipaggio tutto inglese dell'edizione '31 seppe ripetersi anche nelle tre edizioni successive guidata - tra gli altri - anche dalla leggenda del volante Tazio Nuvolari.

Ferrari 166 MM

La prima edizione (1949) post Conflitto Mondiale della 24h vede un'altra prima volta per i nostri colori: l'affermazione della neonata Ferrari, il più iconico marchio del mondo dei motori. L'auto protagonista dell'impresa è la Ferrari 166 MM, ovvero Mille Miglia, in omaggio al prestigioso successo ottenuto dalla Scuderia pochi mesi prima della presentazione dell'auto.

La prima "barchetta" della storia - così la ribattezzò la stampa, ispirata dalle sue forme - era equipaggiata con un V12 da 140 CV, vantando un peso a secco di soli 650 kg. È il successo che consacra a livello internazionale la casa di Maranello, nata solo due anni prima, e per di più giunge al termine di un'impresa eroica con Luigi Chinelli costretto a guidare l'auto per circa 23 ore poiché il suo compagno, Lord Selsdon, il proprietario dell'auto con la quale correvano, per motivi fisici è costretto a gettare la spugna dopo solo un'ora di guida.

Jaguar D-Type

Gli anni Cinquanta sono quelli della Jaguar, capace di vincere agli albori del decennio con la C-Type per poi ripetersi nel 1955, 1956 e 1957 con la sua leggendaria erede: la D-Type. Quest'ultima si distingueva per l'originale "pinna" asimmetrica sulla coda, dietro il poggiatesta del pilota, introdotta proprio con il fine di stabilizzare aerodinamicamente la vettura nei lunghi rettifili di Le Mans. L'affusolata aerodinamica le permetteva di battere in velocità le più potenti Ferrari 5 litri che a Le Mans risultavano oltre 20 km/h più lente sul rettifilo delle Hunaudiéres.

Oltre alla pinna, la Jaguar D-Type aveva altre due grandi innovazioni tecniche che la resero vincente: un telaio monoscocca in alluminio e i freni a disco anteriori che, nella massacrante 24 Ore, si rivelarono determinanti sulla distanza. La D-Type montava un motore 6 cilindri in grado di erogare 285 CV. Il suo nome è legato però a un tragico episodio.
La prima affermazione avvenne nella maledetta Le Mans del 1955, quella in cui andò in scena il più grave incidente nella storia dell'automobilismo; 84 decessi - tra i quali il pilota Mercedes Pierre Levegh - e 120 feriti. Una tragedia che portò alcuni paesi a vietare le gare motoristiche e la Mercedes all'abbandono dell'attività sportiva.

Ford GT40

È la meravigliosa antagonista della Ferrari dopo l'incontro-scontro tra il Drake e i vertici di Detroit andato in scena a Maranello una sera di maggio del 1963 (quando Ford provò ad acquistare Ferrari). Straordinaria tanto per la sua iconica livrea azzurro-arancio, probabilmente la più riconoscibile e celebre del mondo motorsport - recentemente rievocata (Monaco 2021) anche dalla scuderia McLaren di F1 - quanto per i suoi quattro leggendari successi. I 40 della sigla sono i pollici della sua altezza, poco più di 1.000 mm.

Bassissima, montava un propulsore V8 da 4.2 litri e 350 CV a fronte di soli 860 kg di peso, ottenendo un eccellente rapporto peso/potenza di 406 CV per tonnellata. L'auto partecipò a Le Mans dal 1964 al 1969 e le prime due sconfitte contro la Rossa furono solo l'antipasto di quattro fragorosi trionfi consecutivi, il primo dei quali, nel 1966, vide le tre GT40 monopolizzare i gradini del podio, terminando la gara alla velocità media di oltre 200 km/h.
È stata l'auto in grado di infrangere l'egemonia Ferrari che durava da sei stagioni in terra di Francia. Una rivalità epica quella fra Detroit e Maranello che monopolizzò gli anni '60 della celebre corsa di durata: nell'arco di quei dieci anni sull'albo d'oro c'è infatti spazio solo per Ford e Ferrari.

Porsche 956

Porsche è il marchio più vincente sul circuito de La Sarthe grazie ai suoi 19 successi, quattro dei quali ottenuti tra il 1982 e il 1985 dalla sua imbattibile 956.
Sia nella colorazione bianco-blu del marchio di tabacchi Rothmans che in quella altrettanto iconica New Man giallo-bianco-nera - nota per aver ornato anche la 956 con cui Ayrton Senna fece la sua unica apparizione nel Gruppo C, alla 1.000 Km del Nurburgring del 1984 - l'auto, spinta un motore biturbo da 2.6 litri, accreditato di ben 620 CV e in grado di raggiungere i 350 km/h, si rivelò irresistibile per i suoi avversari.

L'apoteosi la raggiunse però nel 1983, quando le 956 occuparono addirittura nove dei primi dieci posti della classifica, né prima né dopo di allora, un marchio ha dominato così a Le Mans. Guidata da piloti leggendari come Ickx, Senna, Bellof e Mass è stato il modello più vincente della casa di Zeffenhausen.

Mazda 787B

Correva l'anno 1991 quando sul circuito de La Sarthe trionfava la giapponese Mazda, portando il prototipo 787B sul gradino più alto di Le Mans sconfiggendo i più quotati equipaggi di Mercedes, Jaguar, Porsche e Peugeot. Un equipaggio nel quale si distinse l'inglese Johnny Herbert, al tempo già impegnato in Formula 1, poi futuro compagno di Michael Schumacher in Benetton nella stagione 1995.

Anche "Schumi" prese parte a quella 24 Ore, con il tedesco che chiuse quinto al volante di una Mercedes-Benz C11. L'irruzione di Mazda sul gradino più alto del podio sanciva inoltre la prima vittoria di un marchio nipponico nella gara endurance francese (e l'unica di un prototipo con motore rotativo tipo "Wankel", ormai per certi aspetti sinonimo di Mazda).
Sul podio di quella epica corsa non salirà però mai proprio l'ultimo frazionista, Johnny Herbert, il quale passato sotto la bandiera a scacchi fu costretto alle cure nel centro medico del circuito a causa dell'enorme sforzo fisico e mentale patito in gara.

Audi R10 TDI

La Casa tedesca - che punta a promuovere, in modo particolare sul mercato nordamericano, i propri propulsori a gasolio - decide nel 2006 di sfatare quello che è considerato un vero e proprio tabù nel mondo delle corse, presentandosi a Le Mans con la prima auto spinta da un motore diesel. Una vettura dotata di un'unità 5.5 V12 Turbodiesel TDI con una potenza compresa tra 650 e 700 CV, una coppia mostruosa di oltre 1.100 Nm e di un telaio sviluppato da Dallara.

I valori di coppia e la straordinaria elasticità del motore permettono inoltre di utilizzare un cambio a 5 marce invece delle 6 della precedente R8. Nel 2006 la sportiva di Ingolstadt sarà la prima diesel di sempre a conquistare la più famosa gara endurance del mondo stravincendo al debutto con Biela, Pirro e Werner. Bisserà il successo con lo stesso equipaggio l'anno successivo, mentre nel 2008 sarà anche l'ultima vettura guidata da un pilota italiano (Dindo Capello) a trionfare in questa corsa. Il successo avviene in compagnia dell'ex-F1 Alan McNish e "Monsieur Le Mans" Tom Kristensen, giunto alla sua ottava affermazione (nel 2013 arriverà anche la nona, record di tutti i tempi).

Peugeot 908 HDi FAP

In questa lista non poteva poi mancare un riferimento alle vetture francesi. Fra Bugatti, Renault e Matra, tutte vincenti sui 13 km de La Sarthe, l'attenzione è però incentrata sulla Peugeot.

La Casa del Leone dopo i due trionfi all'inizio degli anni Novanta con la 905 torna in azione nel 2007 per sfidare le velocissime Audi, centrando il bersaglio grosso due anni dopo con la 908 HDi Fap affidata a David Brabham e due ex-Formula 1 come Marc Gené e Alexander Wurz. Peugeot deciderà poi di abbandonare l'Endurance nel 2012, prima dell'inizio della stagione inaugurale del WEC.

Audi R18 E-Tron Quattro

Nel 1998 l'americano Don Panoz presenta a Le Mans l'Esperante GTR-1 Q9, prima vettura ibrida. L'auto non si qualifica ma la strada è ormai tracciata e quattordici anni dopo, nel 2012, l'Audi R18 e-Tron sarà la prima ibrida a trionfare alla 24h di Le Mans. Raccolto lo scettro cedutole dalla meno raffinata R18 TDI, la R18 e-Tron Quattro disponeva invece di una piattaforma ibrida composta dal V6 TDI turbodiesel da 510 CV e da un motore elettrico montato all'anteriore.

La sportiva della casa dei quattro anelli poteva muoversi in modalità totalmente elettrica accumulando energia nelle fasi di frenata, liberandola poi attraverso un volano: il surplus di potenza era destinato all'asse anteriore ed entrava in funzione quando l'auto superava i 120 km/h. L'ennesimo tabù abbattuto dalla Casa di Ingolstadt la quale, grazie alle sue 13 vittorie, è il costruttore più vincente sul circuito di La Sarthe in questo secolo.

Toyota TS050

All'inseguimento della celebre Triple Crown - impresa riuscita fino a oggi al solo grande Graham Hill - Fernando Alonso in compagnia di altri due ex-F1 come Nakajima e Buemi centra il successo nella Le Mans del 2018 e 2019 al volante dell'imprendibile Toyota TS050 Hybrid.

Dopo i molti problemi di affidabilità patiti nelle edizioni precedenti - tra i quali l'incredibile guasto del 2016 avvenuto a sei minuti dalla fine mentre il team era già pronto a festeggiare la vittoria - la Toyota, sfruttando anche gli abbandoni di Audi e Porsche, riesce finalmente ad ottenere il primo successo della sua storia sul tracciato francese. La Toyota sarà capace di ripetersi anche nel 2020 e infine lo scorso anno, il 2021, in quest'ultima occasione con la nuova GR010 Hybrid. Il Team Toyota Gazoo Racing è il grande favorito anche nel 2022 per il successo finale.