75 anni di Porsche: il marchio che ha riscritto la storia dell'automobile

Dall'Austria alla Germania, dalle supersportive ai SUV di lusso: la storia del marchio che ha ridisegnato l'automobile.

75 anni di Porsche: il marchio che ha riscritto la storia dell'automobile
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La Porsche nasce ufficialmente 75 anni fa a Gmund, piccolo borgo della Carinzia incastonato nel cuore delle Alpi austriache. È qui che Ferry Porsche, figlio del grande Ferdinand - il celebre inventore del Maggiolino - colloca la sua azienda, in una vecchia segheria. Da quelle stesse porte uscirà, l'8 giugno 1948, la prima Porsche dalla storia: la 356.
"All'inizio mi sono guardato intorno, senza riuscire a trovare l'auto dei miei sogni. Così ho deciso di costruirmela da solo". È così che ha inizio la favola Porsche (un incipit molto simile a quella di un altro marchio supersportivo: quando Lamborghini sfidò Ferrari).

Le origini del mito: la 356

L'anno dopo però la Porsche sta già per chiudere i battenti. Ferry è sul lastrico, ma in azienda stringono i denti e in due anni si riesce, a fatica, ad assemblare 52 Porsche 356. Nel 1950 poi, con uno sforzo economico e logistico non indifferente, Ferry riesce a spostare la sua azienda in una zona meno periferica, a Stoccarda, in Germania. È l'8 aprile 1950 quando da quei nuovi stabilimenti uscirà la prima 356 "tedesca".

Nel 1951 arriva la svolta: Porsche decide di portare a Le Mans la sua creatura. Nella gara vetrina per eccellenza dell'automobilismo la casa tedesca fa subito il colpaccio, arrivando al primo posto nella categoria riservata alle auto da 1,1 litri. Un'impresa che permetterà a Porsche di farsi conoscere a ogni latitudine. Gli anni duri degli esordi cominciano a essere un lontano ricordo e, nel 1952, è già arrivato il momento di ampliare la fabbrica.

Si costruisce lo storico Werk 2, utilizzato ancora oggi per la produzione delle sportive Porsche. Il successo della 356 è nel frattempo sempre più travolgente. Nel 1956 si festeggiano i primi 10.000 esemplari realizzati ma la crescita dell'azienda è così esponenziale che solo pochi anni dopo (nel 1962) il traguardo passa addirittura a 50.000 esemplari prodotti.

Il marchio diventa leggenda: la 911

La produzione della 356 volge al termine nel 1964 quando sul mercato arriva la leggendaria Porsche 911. Presentata al Salone di Francoforte l'anno prima e battezzata originariamente 901, l'auto avrà però fortuna ben più duratura di quel suo primo nome, presto abbandonato per una disputa con la francese Peugeot. All'inizio il pubblico rimane freddo di fronte alla 911.

Difficile seguire le orme della 365, auto sulla quale sfrecciavano stelle del calibro di James Deen e Paul Newman, superstar internazionali e icone giovanili. Basta però attendere solo pochi anni e, nel 1969, gli ordini esplodono definitivamente, al punto che è necessario realizzare un nuovo edificio, il celebre Building 41.
Negli anni Settanta però in fabbrica non credono che la 911 possa bastare a soddisfare la sete di Porsche nel mondo e così si inizia a pensare a nuove auto. Nel 1977 nasce la Porsche 928 con i suoi iconici fari pop-up e, negli anni successivi, arrivano altri nuovi modelli: la 914, 924, 944 e la 968.

Nel 1988 viene anche costruito il famoso ponte tra i due stabilimenti di Zuffenhausen, fondamentale per trasportare da una parte all'altra della fabbrica - divise da una trafficatissima strada - telai e scocche. Le cose sembrano andare alla grande ma non è così semplice. Alla fine degli anni Ottanta la gamma non è mai stata così ampia; c'è però un problema di fondo, nessuno di questi modelli condivide una vite con l'altro. Quello che in origine era un vanto per l'azienda diventa ora un enorme problema industriale. È impossibile fare sinergie, i costi schizzano alle stelle e si vendono pochi esemplari di ciascun modello. La Porsche vede di nuovo l'incubo della bancarotta.

Tra Boxster e la nuova 911: arriva il riscatto Porsche

La svolta arriva al Salone di Detroit 1993 quando viene presentato un concept rivoluzionario. È la concept car della Boxster e il pubblico, alla rimozione dei veli, va letteralmente in delirio. Piace talmente tanto che alla Porsche si convincono che la realizzazione di questo progetto possa essere l'unica salvezza dell'azienda.

Bisogna fare di tutto per realizzarla e così succede. In Porsche cancellano tutti i modelli di gamma e ne tengono uno soltanto, quello che ormai è diventato un'icona Porsche: la 911. Per anni, siamo a metà degli anni Novanta, a listino rimane solo la 911 - della serie 993 - l'ultima con il 6 cilindri boxer raffreddato ad aria. Poi nel 1997 finalmente tutti gli sforzi dell'azienda si concretizzano nella Boxster, ma è solo l'inizio.

L'anno dopo, quando va in pensione la 993, arriva la nuova 911 (996), la prima raffreddata a liquido. È una rivoluzione perché finalmente la nuova Boxster e la 996 hanno tante parti in comune. Nel 1996 un altro evento simbolico dà la carica all'azienda. Viene infatti realizzata la milionesima Porsche della storia. La Porsche è salva e può finalmente guardare con fiducia al domani.

La rivoluzione Cayenne

Alle porte degli anni Duemila c'è bisogno però di nuova linfa vitale. Costruire sportive non è più sufficiente per mantenere alto il volume degli affari, serve un'iniezione costante di capitale, bisogna produrre e vendere di più. La risposta è però impetuosa. Nel 2002 si costruisce un faraonico stabilimento a Lipsia (Werk 3) dove si costruirà la Cayenne, il primo SUV ad alte prestazioni e di lusso della storia della Porsche (inserito non a caso nel nostro articolo 10 SUV che hanno riscritto la storia di brand sportivi).

È proprio questo modello che salverà e rivoluzionerà ancora una volta il destino della Porsche. Gli integralisti storcono subito il naso ma la Cayenne diventa nel giro di poco tempo un successo planetario, risanando solidamente le finanze dell'azienda di Zuffenhausen. Nello stesso stabilimento di Lipsia, solo un anno dopo, nel 2003, nascerà anche una delle più incredibili Porsche mai realizzate: la Carrera GT.

Un' auto creata a partire da un V10 aspirato da corsa in edizione limitatissima. I tedeschi hanno ormai trovato la formula magica per continuare a produrre sportive come la 911, la Boxster, la Cayman e allo stesso tempo assicurarsi forti introiti, affiancando loro auto sempre di lusso e ad alte prestazioni ma dai grandi volumi.
Ci prendono gusto al punto che nel 2009, sempre a Lipsia, da una nuova linea dedicata nasce quella che, nella mente dei progettisti, doveva essere una sorta di 911 a quattro porte.

I puristi gridano apertamente il loro dissenso ma i numeri sorridono ancora una volta alla Porsche, dato che anche questa nuova berlina di lusso conquista il mercato: parliamo della Porsche Panamera. La stessa cosa farà solo pochi anni dopo anche un'altra auto dai grandi volumi, la Macan (2013).

Verso l'elettrico e oltre

Gli anni corrono veloci e il mercato dell'automobile è pronto ad abbracciare l'epocale rivoluzione dell'elettrico. Porsche non può dunque fermarsi e, nel 2019, compie il grande salto verso la nuova frontiera dell'automobile. Nasce così la Taycan, la prima auto a batterie della Porsche.

Prima di essere elettrica la vettura rimane però una Porsche come dimostrano le sue incredibili doti velocistiche: 751 CV di potenza e uno scatto 0-100 possibile in 2,6 secondi nella sua versione più potente, la Turbo S. L'ennesimo successo oltre lo scetticismo iniziale. L'auto viene costruita a ritmi inimmaginabili se si pensa al livello dell'auto. Se ne assemblano fino a 200 al giorno, un numero impressionante per un mezzo che può arrivare a costare più di 200.000 euro.

Porsche 911 Dakar: il mito Porsche corre anche off-road

Eccoci infine all'ultima creazione, presentata lo scorso novembre 2022 al Salone dell'automobile di Los Angeles (tutte le novità del Salone di Los Angeles 2022). La splendida 911 Dakar è un'auto che può vestire i panni dell'off-road pur essendo una supercar perché ha un qualcosa che non si può comprare; e quel qualcosa si chiama storia. Le corse fanno infatti parte del DNA di Porsche fin dalle origini, non solo per quanto riguarda l'asfalto, come ci ricordano i suoi 19 trionfi a Le Mans (record assoluto per un costruttore). Porsche è infatti anche sinonimo di rally.

Già nel 1952 la 356 ha affrontato le prime prove su sterrato. Nel 1965 sarà invece la mitica 911 a debuttare nel glorioso Rally di Montecarlo, dove strapperà un buon quinto posto assoluto. Basterà poco però a Porsche per ottenere il successo. 1968, 1969 e 1970 saranno infatti un trionfo per la 911 sulle strade del Principato. Alla Porsche hanno però ancora fame di polvere e così, negli anni Settanta, mettono a punto la 911 per l'East African Safari. Una macchina che lascerà il segno sulle strade africane. A quel punto, non paga, la casa tedesca decide di alzare ulteriormente l'asticella e nel 1984 preparano una 911 a trazione integrale per percorrere la temibile Parigi-Dakar. È la prima volta nella storia che una sportscar partecipa al rally più duro del mondo.

A farlo sarà la Typ 953 griffata Rothmans. Nessuno sarebbe disposto a scommettere nemmeno un marco su quell'inconsueto veicolo, difficile pensare che un'auto come quella possa farcela laddove non ci sono nemmeno le strade. La Porsche si rivelerà invece inarrestabile arrivando al traguardo sul lago salato di Dakar in prima posizione, al volante il grande francese René Metge. In Porsche sono così inebriati dalla vittoria che l'anno dopo sviluppano un'auto ancora più spettacolare, basata sulla fuoriserie 959. Ne schierano ben tre alla partenza ma in fondo non ne arriverà nessuna. Una batosta che però in Germania sono pronti a lavare via già l'anno successivo. Porsche infatti ritorna nel 1986, capace di cancellare la debacle dell'anno prima con una vittoria.

In 75 anni di produzione non sono mancati i momenti difficili ma l'azienda è sempre riuscita a ripartire mettendosi in gioco e rischiando, spesso oltremodo, e dando così vita a modelli fuori dal coro. Un DNA che non è mai cambiato nel corso degli anni. Ancora oggi, infatti, tutte le sportive vengono prodotte a Zuffenhausen, in una promiscuità motoristica - tinta ancora di forte artigianalità - con pochi o forse addirittura nessun eguale al mondo, all'inseguimento di un unico slogan: "Se ami ciò che fai avrai successo".