110 anni di Alfa Romeo: storia di un mito Made in Italy

In questo 2020 il marchio Alfa Romeo spegnerà 110 candeline, ripercorriamo insieme le tappe chiave della sua storia, fra successi e cadute.

110 anni di Alfa Romeo: storia di un mito Made in Italy
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24 Giugno 1910, Milano, più precisamente in Zona Portello, quando l'Anonima Lombarda Fabbrica Automobili prese vita dopo la chiusura della sede italiana della Darraq. Guidata dall'esperienza in campo automobilistico del progettista Merosi, ai tempi responsabile tecnico, venne ingegnerizzata e successivamente presentata l'Alfa 24 HP, una vettura che nacque su progetti Darraq ma che presentava al tempo stesso soluzioni tecniche differenti, tra cui una struttura robusta e un motore con quattro cilindri in linea di cilindrata 4.084 cm3, il quale sviluppava 42 cavalli per una velocità di circa 100 km/h, niente male per l'epoca!
Grazie ai numerosi test effettuati prima delle vendite, vennero da subito notati nella vettura numerosi punti di forza, i quali furono maggiormente valorizzati affinché il cliente li potesse cogliere al meglio e grazie anche a questo, le vendite del marchio iniziarono a crescere, portando così il nome Alfa Romeo sulla bocca del popolo.
Vedendo il grande successo riscontrato, Merosi decise infatti di riutilizzare il progetto riguardante il telaio di quest'auto, riadattato però a un motore di più contenuto, di 2.413 cm3, in grado di sviluppare 22 cavalli. Viste le prestazioni ridotte, già nel 1912 venne rivista a livello meccanico con un incremento di potenza.
Contemporaneamente alla presentazione della 24 HP, venne inaugurato il primo logo della casa Milanese, rappresentante la croce rossa su sfondo bianco (Simbolo di una Milano Medioevale) con accanto il serpente visconteo (biscione), il tutto accompagnato dalla scritta "ALFA MILANO" separata da due nodi sabaudi.

L'evoluzione del marchio e gli anni ‘10

Con lo scopo di attirare l'attenzione del pubblico e di cercare nuovi potenziali acquirenti, nel 1911 l'Alfa debuttò nel mondo delle corse con due esemplari della neonata 24 HP, i quali furono alleggeriti grazie al passo accorciato e all'assenza della carrozzeria. Purtroppo nelle prime due annate di competizioni si ottennero risultati deludenti, però nel 1913 le cose presero una svolta differente e con la presentazione della 40-60 HP, un modello nato principalmente per le competizioni, le aspettative furono ripagate in quanto le auto arrivarono prima e seconda nella classifica assoluta della gara "Parma - Poggio".
Visti i successi appena ottenuti, Merosi nel 1914 venne incaricato di ridisegnare la meccanica di quest'ultimo modello, affinché l'Alfa potesse partecipare ai Gran Premi. Nacque così l'Alfa Gran Prix, una vettura esclusiva destinata al mondo delle corse, che presenta un doppio albero a camme in testa e doppia accensione per cilindro, delle soluzioni brevettate in seguito che presero il nome di Bialbero Alfa Romeo e di Accensione Twin Spark.

Con l'avvento della Prima Guerra Mondiale le corse furono sospese e Alfa capì come soddisfare al meglio le esigenze dei clienti fosse la base della riuscita di qualsiasi prodotto. Fu subito chiaro che la chiave del successo non riguardava solamente le competizioni, bensì anche il produrre veicoli solidi, in grado di far risparmiare tempo e fatica nella vita delle persone; durante il 1914 venne così presentato il primo autocarro, un mezzo da lavoro basato sulla 24 HP.

Proprio nel momento di grande espansione, a causa dell'entrata in guerra da parte dell'Italia e la situazione economica generale dell'Europa, l'Alfa subì un rallentamento causato dalla riduzione delle vendite (solo 207 vetture prodotte nel 1915) e si creò una situazione di forte crisi interna. I proprietari tentarono di contenere i danni orientando la produzione in ambito bellico ma i risultati furono scarsi a causa degli elevati costi di conversione degli impianti. Tutta questa situazione portò la fabbrica con le spalle al muro e fu venduta alla Banca Italiana di Sconto.
Questa banca, non avendo particolare interesse nell'azienda, individuò in Nicola Romeo un potenziale acquirente, il quale venne convinto ad acquistarla viste le possibilità dell'azienda di fruttare economicamente. Il 4 Agosto 1915 Nicola Romeo fu nominato direttore di stabilimento del Portello, la nascita ufficiale dell'Alfa Romeo venne effettuata circa tre anni più tardi, il 3 Febbrario 1918.

Gli anni 20 e la parziale ripresa

Fu solo nel 1920, grazie alla presentazione della 20-30 HP, che la produzione delle automobili marchiate Alfa Romeo riprese regolarmente. La situazione non migliorò molto a causa delle poche vendite e il modello G1, nato per sostituire la 40-60 HP, insieme alla RL, che a causa della grossa cilindrata del motore e della potenza contenuta furono un flop.
La RL fu però importante per la casa automobilistica perché, in occasione della competizione Targa Florio 1923, presentò ai lati (per motivi scaramantici, perché la vettura in questione aveva il numero 13) il simbolo del quadrifoglio, che portò veramente fortuna in quanto vinse la competizione.
Se dal lato sportivo l'Alfa Romeo volava alto, dal punto di vista economico faticava a decollare a causa dei continui fallimenti delle banche che fornivano credito all'azienda e dei tagli effettuati da Mussolini. Quest'ultimo però, vedendo i successi nel mondo delle corse e l'immagine che aveva acquisito e che di riflesso dava all'Italia, decise di salvarla dalla chiusura, allontanando nel '25 l'ingegner Romeo a causa delle sue scarse doti di gestione. Fu sostituito da Pasquale Gallo. Sempre durante il 1925 venne introdotto il primo campionato mondiale automobilistico che, contro ogni pronostico, venne conquistato dall'Alfa Romeo P2, sviluppata dal nuovo capo tecnico Vittorio Jano e guidata da Antonio Ascari e Gastone Brilli-Peri.

Sotto la guida di Jano, nelle competizioni si fecero notevoli passi in avanti e l'azienda ritornò a splendere, con conseguente aumento di vendite delle auto stradali. Seguendo il modello della P2, Jano progettò la 6C, con motorizzazione prima di 1.500 cm3, per poi passare alla 1.750 cm3, con la quale Alfa si aggiudicò la famosa manifestazione Mille Miglia nel 1928, '29 e '30.
Gallo, durante gli anni passati in Alfa Romeo, riuscì a migliorare i processi produttivi esistenti e diede un'immagine importante all'azienda, per cause politiche però fu sostituito da Prospero Gianferrari, il quale a sua volta affinò i progetti esistenti e realizzò un reparto produttivo all'interno dello stabilimento del Portello, in grado di costruire carrozzerie. In questo modo le Alfa Romeo vennero completate in loco.

La "diversificazione" degli anni '30 e '40

Con i successi sportivi sempre presenti e una situazione finanziaria a rischio, aggravata anche dalla crisi economica del 1929, l'azienda continuò dritta per la sua linea presentando per le competizioni una monoposto chiamata Tipo A (1931), mentre in ambito civile avviò la produzione della 8C con il 2.300 cm3 e una versione della 6C equipaggiata con lo stesso motore della sorella maggiore.
Nel '33 lo Stato acquisì le quote della società a causa della situazione economica drammatica e Mussolini affidò la gestione a Ugo Gobbato, salvandola così per la seconda volta.
A metà anni trenta, il duro lavoro di quest'uomo e di Jano venne particolarmente apprezzato dal pubblico, grazie agli elevati standard qualitativi e all'introduzione sul mercato di ulteriori motorizzazioni che equipaggiavano 6C e 8C.
Per via delle vicissitudini con la dirigenza, Jano perse il posto a favore prima di Bruno Trevisan, sostituito a sua volta nel 1936 a Wifredo Ricart, un personaggio chiave in Alfa Romeo che introdusse il Ponte De Dion, una soluzione oggi tipica delle auto a trazione posteriore, che consiste nell'avere l'assale in questione formato da una traversa tubolare collegata alla scocca con una struttura triangolare (nel caso di Alfa Romeo).

Inoltre, sempre in questi anni, vennero presentati i primi veri e propri mezzi da lavoro, in primis il Tipo 50, un autocarro molto robusto dal quale nacquero negli anni a venire molti altri veicoli commerciali. La produzione infatti non si limitava solamente a questo, sui progetti dell'autocarro furono sviluppati anche molti autobus e filobus, inoltre vennero prodotti motori aeronautici, costituendo così la divisione Alfa Romeo Avio. Tutto ciò attirò enormemente la parola della stampa italiana e internazionale e in questo modo la fama crebbe tanto da riportare il marchio Milanese sul tetto del mondo, non solo per i successi sportivi, per l'affidabilità e le tecnologie usate per le vetture stradali ma soprattutto per l'intraprendenza che lo contraddistingueva.

Intorno al 1940 mutarono nuovamente le esigenze a causa della situazione pre-bellica che si era creata, pertanto la fabbricazione di automobili si fermò per dare spazio all'assemblaggio di mezzi da lavoro e a motori aeronautici e nel 1943 lo stabilimento del Portello venne bombardato due volte a causa della sua importanza. La stessa cosa accadde anche per quello di Pomigliano d'Arco.
Terminato il secondo conflitto mondiale, la situazione fu realmente disperata a causa della mancanza di uomini e materiali, aggravata dal danneggiamento degli impianti. Sotto la guida di Gallo venne cambiato il modello di marketing esistente con uno nuovo, che consisteva nella costruzione e nell'assemblaggio di svariati tipi di attrezzature/impianti e nella produzione di auto destinate ai ceti più alti realizzate con le rimanenze a magazzino. Ritornò così in produzione la 6C.
Nel 1946 Orazio Satta Puglia fu nominato responsabile tecnico, uomo che aumentò notevolmente la produzione di vetture grazie anche all'aiuto di Giuseppe Luraghi, infatti decisero insieme di affidare a terzi la produzione di componentistiche secondarie.

La rinascita negli anni '50

Basandosi sul loro ideale di automobile, nacque il progetto 1900 (numero non a caso, indica la cilindrata), un'auto che aveva lo scopo di espandere il più possibile la clientela essendo l'auto "più gestibile" mai prodotta dalla casa Milanese - che ricordiamo inoltre come prima Alfa Romeo costituita da una monoscocca e con guida a sinistra.
Fu inoltre la prima auto a essere prodotta in catena di montaggio a partire dal 1952 e, grazie a questa sostanziale miglioria, l'Alfa Romeo iniziò la sua vera e propria produzione di automobili in serie, ottenendo una diminuzione del 60% dei tempi di costruzione, con costi nettamente ridotti. Di questo modello ricordiamo le versioni 1900 Sport, una versione sportiva ma stradale, la 1900 TI, nata per le competizioni, e per finire la Disco Volante, una one-off assemblata a scopo dimostrativo, che non vide mai la produzione in serie.
In questi anni si iniziò a correre anche il campionato del mondo di Formula 1, vinto nelle prime due edizioni (1950 e 1951) da un'Alfa Romeo 158 "Alfetta" e da una 159, mentre per gli anni successivi venne sospeso questo tipo di competizione per via dei costi esorbitanti da affrontare.

Con il netto recupero della situazione economica italiana attorno a metà anni '50, venne presentato al pubblico il primo furgone chiamato Romeo, seguito poi dalla Giulietta, una splendida auto, ora anche molto quotata, destinata al ceto medio-alto ed equipaggiata con motore di cubatura 1.300, sviluppato da Busso, uomo che con gli anni risultò fondamentale in Alfa per via dei suoi progetti motoristici. Seguirono alla Giulietta, nel '58 e nel '59, la 2000 e la Dauphine, auto interessanti ma che riscossero poco successo.

Anni '60 e la necessità di espandersi

Questa decade iniziò con la saturazione dell'impianto produttivo del Portello, il quale fu poi ampliato, seguito dell'apertura dello stabilimento di Arese (decisione presa nel 1959, mentre l'inaugurazione fu nel 1963) e dalla doverosa presentazione dell'erede della Giulietta, perché il mercato di quel segmento fu in continua evoluzione viste le numerosi concorrenti e le numerose richieste dei clienti. Sempre in quegli anni il collaudo delle auto fu spostato nel circuito sperimentale a Balocco.
Nel 1952 arrivò Giulia, con dimensioni leggermente maggiori alla Giulietta e segmento di mercato appena superiore, e venne equipaggiata con un 1.3 L, un 1.6 L e un 1.9 L. La differenza sostanziale rispetto alle vetture concorrenti dell'epoca fu proprio nell'estetica, in quanto non erano presenti a mercato auto con una linea simile, che permise di abbassare notevolmente il coefficiente aerodinamico (CX). Svariate furono le edizioni speciali, tra queste ricordiamo ad esempio la Giulia GT.

Per concludere la gamma, venne presentata anche la Giulia Spider, succeduta dall'Alfa Romeo Spider, chiamatz più semplicemente Duetto, un'auto a due posti secchi dalle notevoli prestazioni. Le vendite aumentarono notevolmente grazie al successo che ebbe non solo in Italia ma anche nel mondo e, al giorno d'oggi, la versione Osso di seppia risulta essere tra le più quotate sul mercato, con prezzi che oscillano dai 50 ai 70 mila euro. Sempre in questi anni fu progettata la 33 Stradale, prodotta poi in pochissimi esemplari.
Nel '63 ricordiamo inoltre la nascita di Autodelta, quella che diventò poi il reparto corse di Alfa Romeo, fortemente voluta da Luraghi e Chiti. All'inizio la scuderia corse con Giulia GTA nei vari campionati europei turismo (ne vinse sei) a cavallo tra fine anni '60 e '70.

Il design degli anni '70

La nuova decade si aprì con la collaborazione tra la casa Milanese e i migliori designer del tempo, creando dei capolavori di stile classici. Tra questi ricordiamo Bertone con lo sviluppo della Montreal (1970), dotata di un corposo V8 da 2,5 L, Pininfarina con lo sviluppo del Duetto e per concludere Zagato, il quale modificò le linee di tutte le coupé del marchio.
A livello infrastrutturale si agì con una ristrutturazione dello stabilimento di Pomigliano d'Arco, in grado poi di ospitare la produzione di una compatta destinata al popolo; nacque così l'Alfasud nel 1972, auto dotata di motore Boxer a trazione anteriore, nata dal pugno di Giugiaro.
Sempre in quell'annata, alla gamma si aggiunse l'Alfetta, un'auto rivoluzionaria rispetto alle tradizionali Alfa Romeo per via della nuova meccanica e della nuova ciclistica derivanti dalle competizioni. Tra queste innovazioni citiamo la trasmissione transaxale, ovvero una configurazione che pone il motore anteriormente, mentre cambio e trazione sono posteriori in modo tale da distribuire il peso adeguatamente in tutta l'auto.
La situazione generale però non migliorò a causa della crisi del '73 che mise in ginocchio l'intero settore automobilistico, causando un crollo di vendite per via dell'eccessivo costo del carburante. Tra le competizioni segnaliamo le vittorie del campionato del mondo sport prototipi nel 1975 e nel 1977 e proprio in quest'ultima annata vennero vinte tutte le gare a calendario, mentre nel 1979 si tornò a correre il campionato di Formula 1 da costruttori.

La luce in fondo al tunnel degli anni '80

A causa della spietata concorrenza e dai flop dei restyling delle vetture, l'azienda si trovò nuovamente in difficolta. La crisi fu attenuata dalla presentazione della 33, auto che venne anche presentata in versione familiare e 4x4, però in breve tempo i flussi si esaurirono e l'Alfa Romeo tentò il tutto per tutto con la 75, berlina sportiva che ebbe molto successo grazie alla linea azzeccata, alla trazione posteriore e alla svariata gamma di motorizzazioni, una tra queste la Twin Spark, dotata di doppia accensione.

L'entusiasmo fu smorzato nuovamente nel momento in cui l'azienda si trovò in una grossa situazione di indebitamento causata da una cattiva gestione e dai costi di produzione eccessivi, "risolta" poi dall'acquisto della stessa da parte della FIAT.
Per tenere ancora alto il nome della casa Milanese non solo grazie alle competizioni vinte dalla GTV 6 nel campionato europeo turismo, nel 1989 venne presentata la SZ e la RZ, esemplari sportivi prodotti in edizione limitata.

Gli anni '90 e l'Alfa Romeo moderna

I primi anni '90 partirono benone con la produzione della 155, una vettura con diverse soluzioni tecniche innovative tra cui la trazione integrale Q4 e il variatore di fase. Rimanendo in ambito stradale vi fu l'uscita di scena del Duetto dopo il suo ultimo restyling e anche della 33, sostituita da 145 e 146, prima equipaggiata con gli stessi motori boxer della 33, seguiti poi dai TS.
Nel '95 vennero presentate la GTV e la Spider, due auto con nomi storici per il marchio ma con una linea discutibile, che risulta essere più apprezzata con il passare del tempo, testimone anche il fatto delle quotazioni in continua ascesa.
Intorno al 2000 iniziamo a parlare di Alfa Romeo moderna, il marchio che avrebbe dovuto dare filo da torcere alle concorrenti Tedesche. Nei primi anni del 2000 la neo presentata 147 vinse infatti il premio Volante d'oro, mentre nel 2005 venne introdotta a listino la 159, un'auto poco apprezzata anche a causa della collaborazione con GM (General Motors).

Nel 2008 invece entrò in produzione la MiTo, una compatta entry level dal prezzo relativamente contenuto, nata appunto con l'intento di cercare nuovi potenziali clienti. Questa fu la prima auto dotata di sistema DNA (Dynamic, Natural, All Weather), un sistema elettronico in grado di agire attivamente sul comportamento della vettura, in funzione della guida richiesta e/o delle condizioni meteorologiche.
Il successo di MiTo convinse gli ingegneri a creare un'auto molto simile ma di segmento maggiore, nacque così la Giulietta nel 2010, la sostituta della 147, dotata anch'essa di selettore DNA e presentata anche con cambio automatico a doppia frizione TCT (opzionale). Per completare la gamma, nel 2015 entrò a listino Giulia, una berlina a trazione posteriore, seguita poi nel 2016 da Stelvio, il primo vero e proprio SUV di Alfa Romeo.

Dal punto di vista delle "auto esclusive", venne presentata nel 2007 la 8C, un classico rivisto in chiave moderna, dotata di un 4,7 L V8 assemblato Ferrari e di derivazione Reparto Corse Maserati con 450 CV. Il successo che riscosse fu veramente elevato, tant'è che i 500 esemplari prodotti andarono subito sold-out e ne vennero prodotti altrettanti in versione Cabrio.
Nel 2013 invece venne presentata la 4C, una sportiva compatta ordinabile in versione coupé o cabrio, equipaggiata con un 1.750 cm3 da 240 CV e trazione posteriore, dotata di una scocca in carbonio di soli 107 kg e un peso totale di solamente 895 kg a secco. Un vero e proprio capolavoro di ingegneria Made in Italy!
Al giorno d'oggi Alfa Romeo risulta essere un marchio sottostimato ma con un grande potenziale di crescita, infatti la dirigenza sta investendo nello sviluppo delle tecnologie affinché si migliorino i risultati di vendita odierni, cercando così di dare una nuova faccia alla Meccanica delle Emozioni che il 24 Giugno di quest'anno compierà il suo centodecimo anniversario e in questa occasione introdurrà un nuovo stemma.